04 Giugno 2011, 09:09
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Uno di loro organizzò un comitato di accoglienza per salutare il rientro di Binnu Provenzano a Villabate: il boss era reduce dall’operazione a una spalla e alla prostata, eseguita a Marsiglia nel 2003. Ma dopo essere stato arrestato e condannato un mese fa è stato lui a festeggiare, stappando una bottiglia di spumante per brindare alla ritrovata libertà. Gioacchino Badagliacca, accusato di essere un fiancheggiatore del capomafia di Corleone è stato scarcerato insieme ad altri tre presunti favoreggiatori del boss per scadenza dei termini di custodia cautelare in attesa della sentenza definitiva della Cassazione. La decisione è stata presa dalla terza sezione della Corte d’appello di Palermo. Sono tutti tornati a casa tra la fine di aprile e i primi di maggio, ma la notizia è trapelata solo oggi. I quattro scarcerati sono accusati di essere stati vicino a Provenzano. Vincenzo Paparopoli, ad esempio, mise a disposizione la sua carta d’identità per procurare le schede telefoniche necessarie al ”viaggio della speranza” per le cure del boss in Francia; un altro imputato accompagnò Provenzano a Marsiglia e durante la trasferta fece più di una puntata al casinò.
Libero anche un presunto prestanome dei boss, Vincenzo Alfano. I quattro, arrestati cinque anni fa, erano ancora in cella dopo la condanna in appello il 2 luglio 2009. A Gioacchino Badagliacca e Giampiero Pitarresi erano stati inflitti sette anni e mezzo ciascuno, a Vincenzo Paparopoli e Vincenzo Alfano sei anni e otto mesi a testa. Quasi due anni dopo la decisione di secondo grado, però, la sentenza definitiva della Cassazione non è ancora arrivata (l’udienza è prevista per la metà del mese). Nell’attesa i presunti fiancheggiatori di Provenzano dovranno presentarsi tre volte alla settimana in un posto di polizia. La norma giuridica sulla quale hanno fatto leva i legali degli imputati ruota attorno al tetto massimo della custodia cautelare che dopo un ricorso presentato dal difensore di Badagliacca era stato fissato in quattro anni e non più a sei. A questo termine vanno aggiunti 180 giorni per la sospensione dei termini per il deposito dei motivi della sentenza e sette mesi e 22 giorni per la sospensione dei termini di durata massima nel processo di appello. Conti alla mano si sono così riaperte le porte del carcere per i quattro imputati. Il provvedimento di scarcerazione ha scatenato numerose reazioni. Il senatore del Pd, Giuseppe Lumia ha definito ”inaccettabile” la scarcerazione, denunciando ”una delle falle del sistema giudiziario che nel corso degli anni ha consentito ai boss di farla franca”. Lumia propone ”l’istituzione di un doppio binario per i reati di mafia, affinché casi come questo non possano più accadere”. Dure critiche anche dalla maggioranza. ”Le opposizioni si rivolgano ai magistrati che non rispettano i tempi – dice il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri – La Corte di Cassazione ha avuto due anni di tempo per pronunciarsi, dopo che già era stata emessa la sentenza di secondo grado, e non vorremmo che per incuria si sia arrivati a questo risultato assurdo”. Secondo Gasparri ”Il ministro della Giustizia, che della lotta alla mafia ha fatto una priorità di tutto il suo mandato ed ha apportato numerosi innovazioni per accelerare e rendere più snella la macchina della giustizia, saprà intervenire ancora una volta per porre rimedio a questa grave inefficienza di magistrati distratti”. E anche un gruppo di senatori della Lega ironizza osservando come gli ”infaticabili ‘ermellini’ tanto prodighi a emettere sentenze spesso singolari come una catena di montaggio, si sono arenati su una decisione importante quanto delicata”.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano – informa un comunicato – ha disposto immediati accertamenti al fine di verificare se la scarcerazione di quattro fiancheggatori della mafia, decisa dalla Corte di Appello di Palermo, sia conseguente a irregolarità o a indebiti ritardi nella trattazione del procedimento.
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04 Giugno 2011, 09:09