01 Settembre 2013, 11:56
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PALERMO – Siamo solo alla seconda ed è già allarme rosso per il Palermo: la serie B si conferma un piatto indigesto per Gattuso e i suoi uomini, e si conferma, altresì, la dura, spietata legge dell’ex, che colpisce e condanna i rosa alla prima sconfitta del campionato. E per di più tra le mura amiche.Gattuso ci ha provato, ha cambiato volto alla sua squadra, due uomini di punta e tre centrocampisti, anche se uno di questi era Stevanovic, che ha sempre giocato, nella sua giovane carriera, sempre e solo da ala pura.
D’altronde, era stato preso per interpretare il ruolo dell’esterno nei tre d’attacco e ieri invece si è ritrovato a dover tamponare, rincorrere l’avversario, così da sprecare fiato e forze necessari per i cross dal fondo per l’ariete Lafferty. Gattuso ha dimostrato di non essere integralista, come qualcuno aveva sospettato, il che ce lo rende ancora più simpatico, così come simpatia e comprensione ha suscitato in me, nell’intervista Sky del dopo partita.
Simpatia, comprensione e stima: sì, stima, che resta intatta, malgrado l’avvio poco men che disastroso del Palermo. E qui non confondo la persona con il professionista, sebbene la cosa mi capiti sovente: stavolta no, stavolta voglio parlare solo di Gattuso allenatore, che ieri ha dimostrato duttilità di pensiero e d’azione, rinunciando al suo modulo preferito, ripensando, magari, agli errori commessi in sede di campagna acquisti. E chi si ricrede, chi cambia idea davanti all’evidenza di determinati errori, non può che guadagnarsi e conservare la mia stima.
Dunque, lo dico chiaro e forte: teniamoci Gattuso, diamogli il tempo necessario per proseguire in tutta serenità il suo lavoro (capisco che è un’utopia, Zamparini e la piazza esigente che non si è resa ancora conto che la serie B è una brutta bestia, per certi versi peggiore della serie A, perché qui si gioca a calcio il più possibile e a calcioni il meno possibile e in serie B, invece, è esattamente il contrario) e, soprattutto, la società pensi a puntellare l’organico là dove è palesemente carente.
Cominciando dal centrocampo, dove non c’è una testa pensante e io dico che, qualunque sia il modulo adottato, uno che ragioni davanti alla difesa per far ripartire l’azione e detti i tempi del gioco è non solo utile ma indispensabile. Invece, ieri il povero Gattuso si trovato con i due titolari del “famoso” 4-2-3-1, Barreto e Bolzoni, out per infortunio e, dopo aver subito il primo gol, quel rasoterra tranciante di Tavano, dal 25’ in dieci per l’espulsione del francese Ngoyi.
Quindi attenzione prima di sparare nel mucchio e dire, alla Gino Bartali, che “l’è tutto sbagliato, tutto da rifare”. E ricordiamoci che tutti, e sottolineo tutti, alla vigilia abbiamo preconizzato per questa squadra una cavalcata trionfale verso la immediata risalita in serie A. Quindi, dico e confermo quanto già scritto in tempi non sospetti: questa squadra non ammazzerà il campionato ma dovrà sudare le classiche sette camicie per vincerlo. Sempre che tutti facciano la loro parte, allenatore, giocatori, società. E ancor di più i tifosi, che ieri hanno perso troppo presto la pazienza, fischiando, non solo alla fine, com’è lecito, ma anche durante l’incontro, i rosanero che pure ce la stavano mettendo tutta. Come esige il loro allenatore. Perché è d’obbligo sottolinearlo: dopo il doppio choc della rete subita su un contropiede micidiale e l’espulsione di Ngoyj , ci si poteva temere un crollo, e se fosse stato il Palermo dell’anno corso sarebbe successo proprio così. Invece il Palermo ha avuto una reazione rabbiosa che lo ha portato prima al pareggio con una bellissima verticalizzazione di quel trequartista in fieri che è Dybala per lo scatto perentorio e il sinistro radente del redivivo Hernandez ( complimenti al giovane uruguagio, ieri il migliore in campo, la prova provata che con lui in campo il Palermo è una cosa che comincia a funzionare anche in attacco, senza è un’altra, che rumina calcio senza sbocchi e senza gol) e poi, un paio di volte, vicino al 2-1.
Dicevo allarme rosso, già alla seconda giornata e non cambio di una virgola la mia opinione: la squadra necessita – ma il tempo delle mele sta scadendo, visto che il mercato si chiude domani – di un fromboliere capace di venti gol almeno, da affiancare a Hernandez (non a sostituirlo: il ragazzo, come ha ripetutamente dichiarato nel corso dell’estate, vuol riportare il Palermo in serie A perché gli è debitore moralmente e non solo, viste le sue reiterate lungodegenze e ieri ha dato ampia dimostrazione che è in grado di farlo, pur non essendo ancora fisicamente al 100%) e, ancor di più s’è possibile, di un regista, uno moderno, capace anche di sganciarsi e presentarsi davanti alla porta avversaria. Sì, capisco che se non sto chiedendo la luna a mercato ormai chiuso poco ci manca, ma fare come la passata stagione che rinviammo tutto al mercato di riparazione di gennaio per non combinare nulla, sarebbe come dire: sbagliare è umano, perseverare diabolico.
Quindi, diamoci una mossa se davvero si vuol riportare il Palermo in serie A: vero presidente? Vero, Perinetti? I pannicelli caldi delle belle parole di circostanza, tipo siamo solo alla seconda giornata, ne abbiamo ancora quaranta davanti per vincere il campionato, mi sanno di presa per i fondelli o quasi e, quindi, se all’inizio ho detto non si spari nel mucchio – perché questa sarebbe azione da vili e da menefreghisti – ora confermo e preciso: nel mucchio, no, ma sui giusti bersagli sì. E pure subito e senza peli nella lingua. E chi mi conosce sa che io sono propenso più al “perdono” che alle sentenze definitive, specie in faccende di cuore. E il Palermo è la faccenda di cuore che mi aiuta a sopportare meglio la fatica di vivere. E voglio chiudere per una volta, io che non mi sono mai arrischiato, scrivendo più da tifoso che da esperto, facendo dei nomi: in attacco, Ardemagni, che a quel mi risulta sarebbe orgoglioso di vestire la maglia rosanero (o Cacia, ma lui avrebbe minor spinta dell’ex canarino, volendo riprovare a giocare in A, dove in precedenza non ha mai brillato) e a centrocampo, da regista, uno fra Valdifiori dell’Empoli o De Feudis del Cesena. È difficile, quasi impossibile, ma provarci è un dovere, anche perché il regista basso l’avevamo e l’abbiamo lasciato andare: Viola.
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01 Settembre 2013, 11:56