04 Agosto 2017, 05:02
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CATANIA – Dopo il compimento degli 11 anni scattava l’obbligo di assumere anticoncezionali, in un caso, la vittima degli abusi del cosiddetto “Arcangelo” Piero Capuana, capo della setta di Aci Bonaccorsi, sarebbe stata costretta ad ingoiare la pillola del giorno dopo. Il dramma che emerge dai racconti delle vittime “plagiate” – secondo la ricostruzione della magistratura – è che le minorenni mentre vivevano l’inferno erano convinte di avvicinarsi al paradiso.
Sarebbe questo il risultato dell’operato “criminale” dei vertici della setta, tre donne e, appunto, Capuana. Mario Brancato, il suo legale di fiducia, contattato da Livesicilia assicura di riuscire a smontare “una parte consistente della accuse grazie alle indagini difensive effettuate negli ultimi mesi”. La battaglia legale sarà dura, la Procura, oltre alle testimonianze “tutte concordanti” di quelle che, fino a questo momento, sono considerate “vittime” della setta, ha in mano le intercettazioni che immortalano il tentativo, recentissimo, di convincere una minore a concedersi completamente a Capuana.
I VERBALI – Il contenuto è raccapricciante, non può essere pubblicato integralmente. “Capuana mi ha fatto spaventare dicendo che se non obbedivo sarebbero accadute cose brutte a me e alla mia famiglia perché non volevo l’amore spirituale ma ero indemoniata”. Gli abusi sarebbero stati commessi anche alla presenza della moglie di Capuana, davanti alla quale “si faceva lavare da noi ragazze”. In altri momenti, le minori “selezionate” dai tre “arcangeli”, venivano indotte a subire abusi sessuali di ogni tipo. Le bambine sarebbero state costrette a pratiche inenarrabili. I casi agli atti della magistratura sono numerosi, una adolescente di 11 anni sarebbe stata costretta ad assumere anticoncezionali e la pillola del giorno dopo per provocare l’aborto, una minore di 13 anni sarebbe stata abusata e una bambina di 10 anni molestata. “Eravamo a mare, avevo solo 10 anni…mentre eravamo al mare il Capuana faceva il bagno insieme a me e dapprima mi ha abbracciato, poi mi ha palpato le parti intime che erano nascoste dall’acqua. Sono rimasta impietrita dalla paura e dall’imbarazzo, ho aspettato che si avvicinassero gli altri e sono scappata”.
LE LETTERE – Tutto avveniva all’interno di un percorso perverso mascherato dalla religiosità. “La Raciti e la Giuffrida erano suoi apostoli – si legge nei verbali – ci veniva anche imposto di scrivere delle lettere sull’amore, ce lo chiedeva il Capuana che poi incaricava Fabiola Raciti per farcele scrivere. Fabiola mi ha obbligata a scrivere che io volevo fare l’amore con il Capuana,non perché obbligata ma di mia spontanea volontà. Credo che le lettere siano custodite da Fabiola, la quale, quando io ho manifestato il desiderio di andare via, mi ha rinfacciato di essere stata consapevole, visto quello che avevo scritto”
IL CLERO – La madre di una minore racconta di essere stata messa in guardia da Domenico Rapisarda, sacerdote di Mascalucia che era a conoscenza delle “pratiche” di Capuana, “che faceva parte di una setta che nulla aveva a che fare con la religione”.
A conoscenza di quanto accadeva “da trent’anni” sarebbe stato anche il vescovo Pio Vigo di Acireale, che avrebbe organizzato un incontro con i carabinieri e una vittima della setta per denunciare gli abusi.
LE TANE – Gli abusi sarebbero stati commessi nelle case di Bronte, Motta Sant’Anastasia e Fondachello di Mascali. La setta organizzava i “turni”, gli abusi sessuali erano programmati – secondo la ricostruzione dei magistrati – le adolescenti dovevano assicurare di non avere il ciclo mestruale.
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04 Agosto 2017, 05:02