La sfida di Potere al Popolo| “Una politica radicata nella società”

di

29 Gennaio 2018, 12:35

3 min di lettura

CATANIA – Le liste di Potere al Popolo sono pronte per essere depositate: dai locali del CPO Colapesce, il movimento ha presentato i candidati della provincia di Catania. “Rappresentano, per la prima volta dopo decenni, un mondo a volte lontano dalla politica di partito, ma mai dalla militanza”, ci ha detto l’avvocato Pierpaolo Montalto descrivendo i fondamenti del progetto politico nato dall’ex OPG Je So Pazzo di Napoli. Militanti antagonisti, esponenti di partiti istituzionali, attivisti dei movimenti territoriali e tanti giovani. “Non contano le origini, ma l’idea”, ha affermato Salvo Scuderi, già dirigente Prc, “quella di una rete nazionale nata in brevissimo tempo e attraverso centinaia di assemblee dalla partecipazione imponente. Ci riuniamo in un luogo restituito alla città: il movimento vuole fare lo stesso ma su scala più ampia”.  Poco hanno detto di loro stessi e molto del programma i candidati componendo attraverso i propri obiettivi un disegno che –come ribadito- dovrà andare ben oltre le elezioni del 4 marzo.

“Collettivi, realtà territoriali ed associazioni hanno voluto realizzare un percorso politico che partisse da ambienti e idee messe in secondo piano, con l’intento di riscattare tutti i soggetti sociali dimenticati”, ha affermato Damiano Cucé, partito dall’esperienza della Comunità Resistente Piazzetta. Luca Cangemi, insegnante ed esponente Pci e  attivo nel movimento No Muos, ha rilevato le attuali mancanze in materia d’istruzione e tutela dei lavoratori. E non solo. “Intendiamo continuare a batterci per l’abolizione della legge Fornero, ma anche delle disposizioni precedenti: impediscono di poter godere la pensione ad un’età ancora valida, ed ostacolano l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Si tratta di provvedimenti applicate nel corso degli anni, a spezzoni, in modo da essere più ‘digeribili’, ma comunque rovinosi. Come anche la famigerata legge 107 del 2015”. Antonio Allegra, alla sua prima candidatura,  ha esposto alcune delle ragioni che inquadrano il movimento tra gli euroscettici: “Ma piuttosto siamo euro –oppositori. L’Unione Europea è una macchina da guerra, in parte responsabile della militarizzazione della Sicilia e di tutta Italia. E si è rivelata anche antidemocratica nelle proprie risoluzioni, ad esempio con la consuetudine di ignorare l’esito dei referendum più importanti”. Alessio Grancagnolo ha brevemente ripercorso, con un certo entusiasmo, le fasi organizzative di Potere al Popolo, ribadendo il legame con luoghi e problemi locali, in una visione della politica quanto mai concreta ed immediata. Questo appare un punto fondante, ribadito da Piero Mancuso. “La città dev’essere liberata pezzo per pezzo”, afferma il fondatore dei Briganti di Librino. “Stiamo risollevandoci dall’attentato incendiario dei giorni scorsi, proprio oggi abbiamo ripreso le attività al Campo San Teodoro Liberato con un incontro a tema migratorio”.

Duro il giudizio di Mancuso sulla politica catanese: “Quelle per il 4 marzo sono in gran parte candidature di carriera e rappresentano ciò che non siamo e quel che combattiamo”. Tra le candidature non manca una ben decisa presenza femminile: spicca nel collegio di Paternò Samanta Cinnirella, membro delle Mamme No Muos. Ma anche Elena Majorana, storica militante femminista: “Ho accettato per portare avanti le necessità e le sofferenze di un territorio devastato dalla cementificazione, stravolto da un modello distruttivo di sviluppo economico, dominato da centri commerciali dove lo sfruttamento dei lavoratori è costante”. “Il nostro programma affonda le radici nelle rivendicazioni che portiamo avanti da decenni”, ha ribadito Valeria Castorina, da sempre militante del CPO Experia e della Rete antirazzista. “La mia generazione è quella che ha finito per lavorare gratis con la scusa della flessibilità, persone che in mancanza di un posto fisso non possono costruire la propria vita serenamente. A questa generazione, e alla successiva, mi sento di rispondere col mio impegno”. All’unità delle sinistre, definita “atto di maturità” in vista di un’alternativa sociale, si è richiamato Francesco Strano, dirigente del circolo Gramsci di Riposto. L’avvocato Goffredo D’Antona, candidato al Senato,  è intervenuto su una questione che nei giorni scorsi ha suscitato più d’un dibattito: la proposta di abolizione dell’ergastolo. “Di fatto è anticostituzionale. Ritengo che la pena debba essere certa, scontata anche per trenta o quarant’anni, ma che debba comunque avere una finalità rieducativa”.

 

 

Pubblicato il

29 Gennaio 2018, 12:35

Condividi sui social