La grande sfortuna | di chiamarsi Arcidiacono

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28 Febbraio 2013, 16:26

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PALERMO – A conti fatti, il prezzo del biglietto è di 2.700 euro al giorno. Spicciolo più, spicciolo meno. Il giro sulla giostra della commissione Sanità dell’Ars è costato caro soprattutto a Giuseppe Arcidiacono, che si è ritrovato fra i condannati di oggi per un curioso scherzo del destino: Arcidiacono, infatti, entrò all’Ars a fine legislatura, facendo il suo ingresso in commissione Servizi sociali e sanitari il 5 ottobre 2005, appena 14 giorni prima della pronuncia contestata dalla Corte dei conti, e abbandondola, come tutti, a fine legislatura, il 28 giugno dell’anno successivo. Otto mesi. E una mega-condanna.

La colpa, in fondo, è di Nino Garozzo. L’esponente forzista, nel 2004, decise di candidarsi a sindaco di Acireale, e qualche mese dopo rinunciò al seggio di deputato regionale, aprendo di fatto la strada ad Arcidiacono. L’allora dirigente catanese di Forza Italia, quel giorno di fine 2004, probabilmente brindò all’avvenuta elezione e nei mesi di attività parlamentare non si tirò indietro: un disegno di legge presentato da primo firmatario e altri quattro controfirmati, sei interrogazioni, tre mozioni e 20 ordini del giorno. Poi, appunto, arrivò anche l’incarico in commissione. Ma i suoi sforzi non bastarono: alle elezioni successive ottenne 5.919 voti, 2.337 in meno del necessario. All’Ars Arcidiacono, che nel frattempo era stato rieletto consigliere comunale, non ci tornò più.

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Un altro tentativo, però, il medico catanese l’ha fatto nei giorni scorsi. Ma anche stavolta è arrivata una delusione. il suo partito, che adesso è Grande Sud, non ha infatti superato la soglia di sbarramento, negandogli così l’accesso alla Camera che gli sarebbe stato garantito in caso di elezione di quattro deputati in Sicilia orientale. Si dovrà accontentare dell’incarico di co-coordinatore provinciale a Catania. Incrociando le dita perché la fortuna giri dalla sua parte.

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28 Febbraio 2013, 16:26

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