La Sicilia che non ama i disabili

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20 Giugno 2009, 08:50

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Palermo è una città che non ama i disabili. Li coccola, quando si tratta di votare. Li compatisce nelle messe cantate della solidarietà. Si indigna a comando. Ma non li ama. Probabilmente, questo non è vero soltanto a Palermo e si può estendere il concetto alla regione intera, in tema diritti negati. Parliamo con più forza dell’esperienza che abbiamo sotto gli occhi. Non può piacerci. Non è solo l’incredibile quantità di ostacoli che le persone diversamente abili incontrano sul loro cammino a qualificarci come spietati e incivili. Non sono soltanto le siepi intricate di macchine accucciate sugli appositi scivoli, la tolleranza zero per chi dovrebbe passare e rimane incastrato. Dovrebbe amareggiarci la sommatoria dei comportamenti. A Palermo, quando qualcuno posteggia negli slarghi destinati alle carrozzine e gli viene fatto notare, di rado assume un’aria compunta. Le reazioni sono molteplici e tutte riferibili allo stesso ritornello: si va dalla minaccia, al sarcasmo, agli occhi al cielo, agli sbuffi irritati. Tutto – nella città della prevaricazione – pur di non ammettere un errore da matita blu. Un’offesa all’umanità.
Non è facile parlare di dolore fisico e di sofferenza che mutila. Ma noi decidiamo di aprire uno spazio alle cronache della disabilità siciliana negata, prigioniera, calpestata e derisa, sotto una coltre di perbenismo che dà il voltastomaco. Oggi raccontiamo due esperienze diverse, entrambe della nostra terra, che, in fondo, dicono la stessa cosa. Crediamo che anche questo rientri tra i compiti di un giornale come il nostro. Mettere di lato (senza abbandonarle) molte delle roventi storielle della nostra politica da palazzo. Mettere al centro dello sguardo e del cuore storie di uomini in carrozzina che vorrebbero non città amanti, ma almeno città normali. Anzi, normodotate.

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20 Giugno 2009, 08:50

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