01 Agosto 2013, 17:17
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CATANIA – La Regione Sicilia ha approvato una risoluzione con l’individuazione di strutture ospedaliere in cui sarà possibile effettuare il metodo Stamina di Davide Vannoni. Una notizia positiva che ridona speranza, in questa afosa estate siciliana, alle centinaia di famiglie costrette a fare i conti con bambini, giovani e adulti indeboliti da patologie gravi per le quali non esistono cure. Una novità che ridona fiducia soprattutto a chi, in questi mesi, presentando la richiesta di autorizzazione per il metodo Stamina si è visto rigettare l’istanza da parte dei tribunali. La sperimentazione a Catania dovrebbe essere realizzata all’interno dell’azienda ospedaliera ”Vittorio Emanuele – Ferrarotto – S. Bambino” di Catania
“È una svolta epocale – commenta Pietro Crisafulli, vicepresidente del movimento “Vite Sospese” – che ci rende orgogliosi. Il sogno di mio fratello Salvatore, dopo due anni e mezzo di coma vegetativo permanente e il suo risveglio, era quello di poter accedere alle cure del professore Vannoni, ma è morto nell’attesa che i giudici lo autorizzassero. Prima di morire – continua Pietro – aveva chiesto, tramite l’associazione Sicilia Risvegli onlus da lui fondata, che la Regione permettesse ai malati gravi di curarsi con la metodologia, conscio dei miglioramenti riscontrati in molti casi. Noi abbiamo portato avanti la sua battaglia, motivati soprattutto dal fatto che pazienti come la piccola Smeralda Camiolo, attualmente sottoposti al trattamento, presentano piccoli ma importanti progressi”.
E tra i componenti del gruppo siciliano pro Stamina c’è, difatti, Giuseppe Camiolo, padre della bimba costretta a convivere sin dalla nascita con i macchinari della Rianimazione Pediatrica del Garibaldi Nesima di Catania e che si appresta, per la prima volta, a godere dell’affetto della sua famiglia in casa. “Tale approvazione – spiega Camiolo – è il frutto di un percorso intrapreso in questi anni, sfociato come step finale in Commissione Sanità con un’audizione che ha permesso a legali, genitori e rappresentanti di associazioni di dialogare con i membri del parlamento regionale sulla questione, addivenendo ad una soluzione condivisa. La Regione ha scelto di sostenere chi intravede nel trattamento Stamina l’unica alternativa valida, discostandosi così dall’orientamento di alcuni giudici che recentemente hanno negato le cure persino a bambini in fin d vita. Ecco perché si tratta di una svolta epocale: per la prima volta i gruppi politici regionali hanno sposato la causa dimostrando impegno e ferrea volontà, lontani da schieramenti e colori politici. Quando in ballo ci sono bambini che rischiano ogni istante la loro esistenza gli unici colori perseguibili sono quelli dell’amore. Due le strutture in cui dovrebbe essere possibile in Sicilia effettuare le infusioni: il “Ferrarotto” di Catania e il “Cervello” di Palermo”.
Soddisfatta anche Desirée Sampognaro, legale di “Sicilia Risvegli”. “La Regione Sicilia – ha dichiarato Sampognaro – ha tenuto conto dell’evidenza dei risultati positivi del metodo Stamina su molti pazienti e per questo ha fatto una scelta coraggiosa, che arriva mentre molti giudici di fatto condannano a morte tanti bambini negandogli queste cure”.
E tra i bambini che ancora attendono l’autorizzazione ci sono Maria Vittoria e il piccolo Andrea ai quali il Tribunale del Lavoro di Catania ha rigettato l’istanza di poter accedere al trattamento. “Non ci arrendiamo – esordisce Flavia Lecci, mamma di Andrea, affetto dalla malattia di Krabbe – Mio figlio è un bimbo allegro e pieno di vita, prima che lo scorso dicembre i medici riscontrassero la patologia frequentava l’asilo, faceva nuoto e adorava giocare. Il fatto che i giudici non ci autorizzino al trattamento per motivi di sicurezza si scontra con il fatto che il Ministero della Salute autorizzando la sperimentazione Stamina la ritenga, in primis, un sistema sicuro a cui poter sottoporre vite umane”.
“La nostra è una battaglia contro il tempo – dice Cristina Santoro, madre di Maria Vittoria, affetta da Sla 1– ogni giorno che passa rappresenta un granello di sabbia in meno per i nostri figli. L’appello che rivolgiamo ai giudici è quello di mettersi nei nostri panni: se nelle condizioni dei nostri bambini ci fossero stati i loro figli o nipoti non avrebbero voluto l’opportunità di provare ad aiutarli, combattendo per il sacrosanto diritto alla vita?”
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01 Agosto 2013, 17:17