29 Gennaio 2012, 09:24
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I Forconi in piazza dalla Sicilia allo stivale, il premier Monti è disponibile finalmente al dialogo. E in Sicilia? Chiediamo di fare chiarezza sulla situazione al giornalista siciliano Pietrangelo Buttafuoco.
Qual è, parlando chiaramente, la chiave di volta di una “rivoluzione al siciliano”?
“I movimenti di piazza degli scorsi giorni sono sicuramente l’indicatore importante di un malcontento più che diffuso, ma credo che manchi il vero ingrediente per una rivoluzione: la voglia di cambiare. Quella che vediamo è la tendenza a cambiare per lasciare le cose sempre identiche e non la voglia di progredire o di portare avanti un vero cambiamento di mentalità. Almeno qui in Sicilia”.
E’ la mentalità il vero nocciolo della questione?
“Sì. Noi siciliani siamo considerati come un popolo di consumatori. E’ proprio questo modo di pensare che ci spiega il perché della proliferazione esponenziale dei centri commerciali nel nostro territorio. La Sicilia, che pure ne avrebbe la possibilità, non è una terra di produzione. Un esempio? La maggior parte dei nostri dolci è realizzata con le mandorle. In pochi sanno che noi siciliani compriamo dal resto d’Italia gran parte delle mandorle che potremmo produrre noi stessi. Quella che ci manca è la voglia di uscire da questa situazione con le nostre mani. Quando si parla del “miracolo del Nord Est”, ci si riferisce alla capacità che quelle regioni hanno avuto nell’infittire i propri rapporti commerciali con i mercati esteri. Noi siciliani invece abbiamo dei “vicini” di casa con mercati di portata impressionante che non vogliamo sfruttare. Ecco perché l’Italia non crede in noi”.
E’ anche per questo che le rivolte hanno iniziato a “fare notizia” solo quando sono approdate al di là dello Stretto?
“Assolutamente sì. La Sicilia non fa notizia. La nostra regione è considerata alla stregua di una zona periferica dalla quale non proviene alcuna notizia importante. Non si spiegherebbe altrimenti il perché di un tale disinteresse di tutta la stampa italiana. E la cosa più grave è che siamo stati noi a creare l’immagine di una Sicilia che non merita fiducia. Noi non “creiamo” lavoro: Noi “cerchiamo” il posto di lavoro..”
Sarà questo il motivo di un ipotetico fallimento?
“Non soltanto. Ci sono almeno altre due riflessioni che bisognerebbe fare. La prima è che questa serie di manifestazioni non ha avuto il suo giusto patrocinio. Perché altre manifestazioni di portata inferiore come i “No Tav” conquistano sempre le prime pagine dei giornali? Perché le forze politiche, e la sinistra in particolare, le hanno patrocinate. I Forconi invece non hanno alcun supporto dalla sinistra siciliana, troppo concentrata sulla politica chic e di tendenza, che non vuole più sporcarsi le mani con la cruda realtà. Il secondo motivo è che nessuno ha interesse che la Sicilia si risollevi. La primavera araba sarebbe stata un flop totale se i grandi del mondo non avessero avuto i loro interessi nell’abbattere i regimi. In Sicilia, non c’è nulla di tutto questo. Se il movimento dovesse fallire, sarà per questo insieme di fattori”.
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29 Gennaio 2012, 09:24