Politica

La Sicilia si emoziona per Mattarella: chi vince, chi perde

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30 Gennaio 2022, 06:00

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Tanti siciliani si sono emozionati ed è bello scoprirlo, leggendo i post su Facebook che raccontano un sentimento sincero di affetto, dopo la proclamazione del Mattarella bis. E’ successo a moltissimi italiani – senza una formale distinzione geografica – ma se sottolineiamo il dato regionale è per illuminare una peculiare sintonia. Perché i siciliani lo sanno in prima persona quanto sia rara la Sicilia che riscalda davvero con un sorriso di speranza, senza l’ipocrisia di una maschera. I siciliani non hanno letto sui giornali dei morti di mafia, li hanno incontrati. I siciliani, forse più di altri, hanno sofferto per le ferite inflitte dalla cattiva politica. I siciliani conoscono il gusto agrodolce di un orizzonte vagheggiato e tradito. Perciò, hanno più bisogno di essere felici.

Ecco perché vedere la riconferma di un siciliano perbene nel ruolo di custode delle istituzioni – un uomo che ha raccolto le spoglie di un fratello assassinato, che è stato artigliato dal lutto più violento, che si è ribellato con perseveranza, uno di noi – suscita una gratitudine indomabile, una gioia nel riscatto. Era stato già così nell’incipit. Tuttavia, adesso, alle prese con una fragilità che mai avremmo immaginato, la figura del Presidente Sergio Mattarella è un approdo che conforta di più.

E’ rara la Sicilia di Sergio Mattarella. Non alza la voce, ma sa farsi ascoltare. Non costruisce un teatro a ogni passo, dove esibire chiassose retoriche: tira avanti per la sua nobile strada con discrezione. Non idolatra il favore, perché crede nel diritto. Non cerca l’esibizione, preferendo la sostanza. Non ama l’abbanniata, scegliendo l’essenzialità dei contenuti, nella sobrietà della forma. Non chiede, ma viene cercata. Non sempre si nota, salvo quando non c’è, allora l’assenza si fa lancinante. Ecco: è la Sicilia migliore.

Ci sono parole che più di altre restano della giornata che ha sancito la riconferma. Parole, magari, in sordina, che non tutti annotano, eppure necessarie per giungere al nocciolo. Ieri, nel raccontare la diretta della seduta per il Quirinale, ci siamo imbattuti in un passaggio: “Il presidente Mattarella ci ha detto che aveva altri piani per il suo futuro, ma vista la situazione ha detto che serve una mano lui c’è, si è messo a disposizione”. Una dichiarazione della capogruppo al Senato delle Autonomie al Senato Julia Unterberger. Era l’anticipo del ‘Se serve, ci sono’ che di lì a poco sarebbe diventato il mantra dello scrutinio. Ed è il termine ‘futuro’, non consueto nella cupezza di un certo modo di pensare da siciliani, che colpisce. Mattarella era e sarà il Presidente del domani condiviso, di un cammino, vissuto come servizio, per migliorare il senso di una comunità. Quali che fossero i progetti.

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Per un vincitore morale e materiale, su diverse prospettive, ci sono vincitori e sconfitti nella trama delle segrete strategie. Vince Enrico Letta che osserva il trionfo di una personalità gradita, vince appena di misura Matteo Renzi che è riuscito a prendere la via giusta con efficace tempismo. Pareggia Silvio Berlusconi, per la telefonata e il sostegno che gli hanno tardivamente fornito un aplomb istituzionale, dopo la sfortunata avventura quirinalizia delle settimane scorse. Perde Giuseppe Conte che si è dimostrato ondivago e politicamente impalpabile. Perde Giorgia Meloni per l’endemica difficoltà ad accettare un risultato comune, in ossequio al dogma dell’isolamento coerente. Straperde Matteo Salvini e tutti sanno già perché.

In ogni caso, i sentieri della nostra brutta, litigiosa e confusa politica hanno prodotto un grande risultato. La chiosa del Presidente riconfermato è esplicita: “Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e prospettive personali differenti”. Dentro c’è la passione civile di un siciliano raro. Ed è come se ci fossimo anche noi.

(foto tratta dal sito del Quirinale)

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30 Gennaio 2022, 06:00

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