13 Maggio 2016, 19:54
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Sul fatto che il sindaco lo sappia fare – come garantivano i suoi celebri (e fortunati) manifesti in campagna elettorale – o meno, ciascuno può avere una propria idea. Ma sul fatto che sappia fare il politico quel Leoluca Orlando lì, è difficile nutrire dubbi. E parliamo di quella politica che richiama alla memoria tempi passati, quelli del ragionamento, dell’abilità dialettica non mortificata a cinguettio da Twitter o slogan da jingle televisivo, dell’aggrapparsi a categorie del pensiero, del seguire, con tutti i limiti che il compromesso impone, un qualche filo di almeno apparente coerenza. Non che l’incoerenza manchi nell’ormai lunghissimo cammino del politico Orlando, sopravvissuto alla prima e alla seconda Repubblica, portando per decenni sul groppone il fardello del suo pesantissimo ego. Basterebbe forse rammentare come colui che fu sovrano, anzi imperatore del professionismo dell’antimafia d’antan, oggi fustiga il professionismo antimafioso degli avversari del momento. O come l’odierno predicatore del rigore dei bilanci fu tra i padri delle politiche che caricarono di folle di precari i bilanci pubblici. Eppure, al netto delle tante contraddizioni, la figura del Professore resiste e, piaccia o meno, ancora giganteggia ingombrante sulla scena politica. E il fatto che quest’ultima si sia fatta sempre più nana in qualche modo aiuta.
La recente passerella con Matteo Renzi e l’annunciata pioggia di milioni del Patto per Palermo ha dato nuova linfa mediatica al sindaco, che ancora si leccava le ferite del pasticciaccio brutto della Ztl. Un capitombolo che con abilità Orlando ha saputo archiviare in tempi stretti, guardando avanti. Con quella capacità di narrazione e di visione che agli inquilini dei palazzi del potere di oggi disperatamente manca. Tenendo il punto su quella che è stata la sua scommessa vincente, quella di proporsi come il politico senza partito, in un’epoca in cui i partiti offrono di sé l’immagine di taxi su cui salire e scendere con disinvolta sfrontatezza. E così, all’uscita sorprendente di un politico scafato e tutt’altro che sprovveduto come Antonello Cracolici, che ieri si è detto pronto a votare il Professore ad eventuali primarie, Orlando ha prontamente risposto con un no grazie, invitando il Pd a prendere il caffè con Verdini. Una stoccata andata a segno che almeno per il momento sembra escludere ogni ipotesi di ricompattamento del centrosinistra a Palermo in vista delle amministrative. Anche se per queste ultime mancano ancora dodici mesi. Un tempo più che sufficiente, magari, per maturare una nuova contraddizione che spiazzi ancora una volta i competitor con l’astuzia del politico di razza.
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13 Maggio 2016, 19:54