12 Dicembre 2008, 12:19
3 min di lettura
Dagli splendori della corte di Federico II ai tormentati rapporti con il papato, alle guerre, ai vespri siciliani e alla discesa di Carlo VIII con la fine della dinastia aragonese. Le vicende di “Svevi, Angioini e Aragonesi in Sicilia”, rivivono ora in un volume pubblicato da Banca Nuova e presentato a Palermo, nella sede della Società siciliana per la storia patria.
Un progetto editoriale avviato dall’istituto di credito nel 2004 e dedicato alle grandi civiltà che hanno arricchito il patrimonio dell’Isola. L’itinerario della collana ripercorre ventitré secoli di storia, dall’800 a.C. al 1500, dall’arrivo dei primi coloni greci sull’Isola al trattato di Granada, quando francesi e spagnoli si divisero i territori dell’allora regno del Sud. “Il nostro – ha detto il presidente di Banca Nuova, Marino Breganze – è un istituto di credito nato in Sicilia ed è necessario conoscere il territorio in cui si opera. Siamo lieti di avere, per il quinto anno consecutivo, una pubblicazione che illustra l’importanza del ruolo rivestito dalla Sicilia nei confronti degli altri popoli europei”. “Il volume – ha aggiunto – racconta con rigore scientifico e grande chiarezza 2500 anni di storia siciliana, dimostrando che i popoli dominatori hanno arricchito i popoli dominati e viceversa, in un’osmosi antesignana del multiculturalismo di cui oggi tanto si parla, ma che 2500 anni fa aveva già trovato le sue radici. Quella che oggi si chiama ‘globalizzazione’, in Sicilia c’è già da duemila anni”.
A Philippe Daverio, critico d’arte e conduttore della trasmissione Passepartout, il compito di fare un excursus storico sull’ immagine dei re di Sicilia tra Svevi, Angioini e Aragonesi. “Perché i palermitani sono cosi affezionati a Federico II di Svevia? Me lo sono sempre chiesto e ho trovato tre ragioni” – ha detto Daverio alla platea attenta – primo, era il più grande erede d’Europa; secondo, Palermo è convinta di essere l’ombelico del mondo e storicamente Federico è stato l’unico a poter rappresentare le aspettative trionfalistiche di questa città; terzo e ultimo motivo, e per me il più convincente – ha continuato il giornalista – gli Svevi nel non dimenticare e legarsi le cose al dito sono determinati quanto i siciliani. Esistono numerose testimonianze su microguerre per campi e terreni andate avanti per generazioni”. E sul senso complessivo dell’opera pubblicata da Banca Nuova, Daverio ha aggiunto: “La storia narrata nel volume testimonia quella cultura della partecipazione tutta siciliana che è racchiusa nell’iscrizione sul timpano del teatro Massimo: ‘L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto non miri a preparare l’avvenire’”.
Tra gli altri erano presenti all’incontro il segretario generale della Società siciliana per la storia patria, Salvatore Savoia, il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo e il prefetto Giancarlo Trevisone. Tra la platea gremita anche il difensore rosanero Moris Carrozzieri.
Autori dei testi del libro sono Marco Bussagli, storico dell’arte e docente, Glauco Maria Cantarella professore universitario e membro del consiglio scientifico dell’istituto storico italiano per il Medio Evo, Fulvio Delle Donne ricercatore all’istituto storico italiano per il Medioevo di Roma, Luigi Russo, ricercatore e revisore scientifico della enciclopedia del Medioevo e Mirko Vagnoni, ricercatore e autore di diversi saggi sulla figura di Federico II di Svevia.
Pubblicato il
12 Dicembre 2008, 12:19