La storia di un processo

di

02 Febbraio 2011, 08:41

2 min di lettura

A oltre 22 anni di distanza si aprie oggi in corte d’assise a Trapani il processo per l’uccisione di Mauro Rostagno. Gli imputati sono il presunto killer Vito Mazzara e il boss Vincenzo Virga indicato come il mandante dell’agguato avvenuto il 26 settembre 1988, quando nella frazione Leni il sociologo-giornalista venne crivellato dalle fucilate di un commando. In compagnia della segretaria, Monica Serra, rimasta illesa, aveva appena lasciato gli studi dell’emittente privata Rtc dove lavorava e in macchina stava rientrando nella comunità per il recupero di tossicodipendenti ”Saman” . Era stato proprio Rostagno con la compagna Chicca Roveri e il giornalista Francesco Cardella a fondare la struttura.

La sua auto, una Fiat Duna, venne affiancata da un’altra macchina con tre sicari che fecero fuoco. I primi passi dell’inchiesta andarono in una direzione sbagliata: quella di un omicidio scaturito da contrasti all’interno della comunità. La stessa Roveri fu arrestata e Cardella ricercato. Poi la ”pista interna” venne abbandonata e cominciò a prendere consistenza quella di un delitto di mafia: Cosa nostra avrebbe deciso di eliminare il giornalista perché con i suoi commenti e le sue cronache televisive ”rompeva”. Così, secondo alcuni pentiti, si sarebbero espressi i capi della mafia trapanese tra cui Francesco Messina Denaro, il padre del boss Matteo, che è morto per cause naturali durante la latitanza. Virga sarebbe un uomo di Messina Denaro. In carcere sta scontando condanne per alcuni omicidi.

Decisivi sono stati, oltre alle dichiarazioni dei collaboratori, i risultati di una perizia balistica ordinata dai pm Antonio Ingroia e Gaetano Paci che molti anni dopo il delitto hanno riaperto l’inchiesta. Una comparazione con le armi usate dai sicari di mafia ha accertato che Rostagno fu ucciso con lo stesso fucile impiegato per eliminare nel 1995 il poliziotto Giuseppe Montalto. In un caso e nell’altro il sicario si sarebbe dimostrato un tiratore infallibile. E anche nel caso del poliziotto venne risparmiata la moglie. Come responsabile dell’agguato a Montalto è gia stato condannato con sentenza definitiva Vito Mazzara che amava definirsi ”campione di tiro al piccione”. Alla vigilia dell’apertura del dibattimento hanno annunciato di volersi costituire parte la compagna di Rostagno, Chicca Roveri, e la figlia Maddalena, alcune associazioni antimafia, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia e la Regione.

Pubblicato il

02 Febbraio 2011, 08:41

Condividi sui social