L’ultimatum degli assessori

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18 Maggio 2012, 12:00

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A ottobre. “O anche prima”. Lo aveva detto Cracolici. Lo aveva ribadito Lumia. Oggi, repetita iuvant, lo hanno scritto insieme sul Giornale di Sicilia. La speranza del duo democratico che da tempo gioca di sponda politica con Raffaele Lombardo sta tutto in quel “o anche prima”. Che faciliterebbe parecchio la vita a Lumia e Cracolici per non buttare a mare quanto costruito in questi anni anche al costo di profonde spaccature nel partito. Il timing, non detto, prevederebbe le dimissioni di Raffaele Lombardo già la settimana prossima, il 22 maggio, alla vigilia delle commemorazioni della strage di Capaci, alle quali il presidente indagato per mafia non è stato invitato. Un passo indietro permetterebbe a Lumia e Cracolici di affrontare l’assemblea del 27 forti del passo indietro di Lombardo per liberarsi di Lupo e “tranquillizzare” i più riottosi nel partito. A quel punto, infatti, il tandem potrebbe provare a far digerire al partito l’alleanza elettorale con l’Mpa formalmente delombardizzato (e magari affidato da Lombardo alla gerenza di un Massimo Russo). E con uno sforzo si potrebbe portare la Sicilia al voto a luglio con l’ammaccata coalizione che oggi governa la Regione, approfittando del momento di sbandamento del centrodestra, senza dare il tempo alle opposizioni (inclusa l’Italia dei valori di Orlando) di riorganizzarsi. La possibile alternativa alle dimissioni (che oggi restano solo una voce da corridoio che non incontra indizi di conferma) sarebbe quella dell’autosospensione. Che però non garantirebbe tutti gli effetti “benefici” sopra esposti. Ma se Lombardo non sbloccherà l’empasse pare che due assessori di area Pd, Giosuè Marino e Marco Venturi, abbiano già fatto sapere al governatore che martedì 22 toglieranno il disturbo. Lasciando il governatore sempre più isolato.

Fra il dire e il fare c’è di mezzo Lombardo. Che per la verità da una tempistica di questo tipo avrebbe anche qualcosa da guadagnare. Potrebbe salvare l’alleanza con il Pd e non rischiare l’isolamento del suo movimento, a cui è rimasta solo la compagnia dei finiani, fedeli fino all’ultima cartuccia come giapponesi nella giungla alla fine della guerra. E inoltre, potrebbe bruciare sul tempo l’acerrimo nemico Gianpiero D’Alia e il suo percorso di avvicinamento ai democratici, che potrebbe portare il segretario centrista alla candidatura di Palazzo d’Orleans. Inoltre, la terza nota positiva sarebbe quella di anticipare la decisione dei giudici catanesi su un eventuale rinvio a giudizio. Andare al voto prima di quel passaggio potrebbe essere un bel vantaggio. Ma sarebbe comunque una scelta da prendere al buio. Perché quello che succederà in casa Pd non è poi così facile da prevedere, viste anche le fibrillazioni romane. E perché se Lombardo non si ricandiderà per le regionali, il periodo di vacatio in attesa della prossima elezione utile, potrebbe essere troppo lungo.

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Il governatore dal canto suo ieri è tornato a battere sul voto a ottobre. E i suoi avversari temono che in realtà la sua idea sia quella di restare fino all’anno prossimo. Chi conosce meglio il governatore esclude che Lombardo si farà da parte dopo il diktat del Pd. Ma nessuno si sente più di escludere nulla, visto anche il suo crescente isolamento. Non resta che attendere l’eventuale colpo di scena. Forse oggi pomeriggio alle 17 quando il presidente della Regione incontrerà i giornalisti.

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18 Maggio 2012, 12:00

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