La Tenutella connection: mafia e colletti bianchi| Il boss Marsiglione: “Cristaudo è salito”

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19 Dicembre 2013, 06:00

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CATANIA – Una sigaretta, subito dopo l’udienza, per smorzare la tensione di una requisitoria fiume in cui le accuse si sono susseguite una dietro l’altra come macigni. Giovanni Cristaudo, ex parlamentare regionale siciliano in quota Forza Italia e Pdl prima, poi passato sotto la bandiera autonomista di Forza del Sud di Miccichè, partito con cui si è candidato senza successo alle ultime elezioni, ha preferito non commentare le parole del Procuratore Generale Gaetano Siscaro. Toccherà alla sua difesa, tra qualche settimana, replicare.

Assolto con formula dubitativa nel processo di primo grado, Cristaudo è tra gli imputati del processo d’appello “Iblis”, in cui è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La sua “attività politica” regionale, iniziata a palazzo dei Normanni nel 2001 con la rinuncia del collega d’aula Mimmo Rotella, è stata definita dal Pg “del tutto singolare”. Orientata, secondo l’accusa, a favorire tramite un apposito “patto elettorale politico-mafioso” l’iter burocratico per la realizzazione del centro commerciale in contrada Tenutella nel territorio di Misterbianco (CT). Disegni di legge preparati ad hoc e presentati all’Assemblea Regionale Siciliana per uno degli affari più grossi degli ultimi 20 anni a Catania. Un mega business di appalti, subappalti, licenze e concessioni talmente vasto da riuscire, come emerso nell’indagine del ROS, a sconvolgere anche gli equilibri interni della famiglia mafiosa dei Santapaola.

Nel 2007, secondo l’accusa, si sarebbe concentrato il fulcro dell’attività politica di Cristaudo per favorire la realizzazione del parco in contrada Tenutella. Durante la sua seconda legislatura infatti, dal 2006 al 2008, il parlamentare presentò come primo firmatario un solo ordine del giorno e due disegni di legge che di fatto, secondo l’accusa, favorivano proprio la realizzazione del mega progetto a Misterbianco poichè modificavano i termini di decadenza delle autorizzazioni inerenti le aree commerciali integrate. La prima proposta fu bocciata, allora Cristaudo, il 4 ottobre 2007, presentò un nuovo disegno di legge che sei giorni dopo veniva approvato con quarantatré voti favorevoli. Il 30 ottobre a rallegrarsi dopo aver appreso la notizia durante una telefonata intercettata dagli inquirenti c’erano Giovanni D’Urso, imputato nel processo ordinario e considerato uno dei personaggi più rilevanti nell’intero affare e Felice Naselli, condannato in primo grado per intestazione fittizia, “Ce l’abbiamo fatta – si dicono i due – noi già possiamo fare tutte cose… si può lavorare”. A preparare il testo presentato da Cristaudo, secondo quanto riferito in aula dal Pg, sarebbe stato un altro imputato del processo Iblis, l’avvocato Antonino Santagati, condannato nel rito abbreviato perché ritenuto una “testa di legno” all’interno della società “La Tenutella srl”.

Sulla figura dell’ex deputato regionale, accuse sempre smentite da Cristaudo, ha parlato  anche il collaboratore di giustizia Paolo Mirabile, nipote di Nino Santapaola. “Accompagnai mio zio Alfio Mirabile – spiegò il collaboratore durante l’esame – ad una riunione da un professionista in viale Vittorio Veneto riguardo la “Tenutella”, quando tornò però era irritato e bestemmiava. Dopo una settimana – proseguì Paolo Mirabile – un altro mio zio Giuseppe Ferrara mi disse se potevamo aiutare Giovanni Cristaudo per organizzare nella trattoria una cena elettorale per 30,40 persone, quando venne nel locale mio zio Alfio scorgendolo dal vetro della cucina si fece scappare una frase del tipo “per colpa di questo signore qui mi sta facendo combattere per la Tenutella”, a suo dire – puntualizzò Mirabile – andava contro l’IRA perché spalleggiava la ditta degli Ercolano”.

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Ad essere “coinvolto fino al collo” nell’affare Tenutella, secondo il Pg, c’è pure l’imprenditore Rosario Ragusa condannato in primo grado a 8 anni e 4 mesi. “Ragusa insieme a D’urso – ha spiegato il Pg alla Corte presieduta da Elvira Tafuri – sono l’emblema del patto di scambio tra imprenditori e mafia “. Il progetto, per l’accusa, sarebbe andato avanti grazie alla spinta imponente di picciotti e boss di primo piano della famiglia Santapaola, tra cui Francesco Marsiglione, in un rapporto che a stretto giro avrebbe invischiato pure alcuni funzionari del Comune di Misterbianco utili allo sblocco delle pratiche amministrativi del mega progetto. Insieme a Marsiglione ad essere condannati in primo grado a 8 anni per associazione mafiosa sono stati anche i figli, Michele e Girolamo. Per loro, l’accusa in appello, ha chiesto la condanna per concorso esterno.

Le posizioni degli altri imputati. Per l’imprenditore Mariano Incarbone, condannato a 8 anni in primo grado per associazione mafiosa, il Pg ha chiesto la revisione del capo d’accusa in concorso esterno. Originario di Enna, Incarbone, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe “insinuato” in alcuni lavori grazie alla vicinanza alla famiglia mafiosa dei Santapaola. Decisive, secondo Siscaro, sarebbero le dichiarazioni datate 2012 di Giuseppe Mirabile. Il collaboratore di giustizia, ex reggente della famiglia di Cosa Nostra catanese, rivelò di un intervento diretto nel 2001/2002 nei confronti di un gruppo criminale di Siracusa per risolvere un conflitto emerso in relazione a un lavoro, che lo stesso imprenditore portò successivamente a termine. Si passa dall’accusa di associazione mafiosa a quella di concorso esterno anche per Antonino Sangiorgi, ex consigliere provinciale in quota Udc e Pid. L’uomo, intimo amico del boss calatino Rosario Di Dio, con cui condivise anche un viaggio a Chianciano Terme per la festa nazionale del partito di Casini, sarebbe secondo il Pg l’elemento chiave di un “rapporto politico mafioso” con alcuni elementi di spicco della mafia di Palagonia, comune calatino in cui Sangiorgi in passato ricoprì la carica di assessore durante la sindacatura di Fausto Fagone (imputato nel rito ordinario).

 

 

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19 Dicembre 2013, 06:00

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