08 Aprile 2014, 16:40
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CATANIA – “Gabry dove sei?” comincia così, con questa straziante domanda, uno dei tanti discorsi che gli amici di Gabriele hanno pronunciato dal pulpito della Chiesa Madre di San Giovanni La Punta nel corso del rito funebre celebrato da Mons. Salvatore Gristina. Una bara scura, sigillata, su di essa rose bianche e la maglia dell’Inter.
Una Chiesa affollatissima, ma composta. In prima fila i genitori di Gabriele, quasi sempre col capo chinato, di fianco le nonne, di fronte a loro una gigantografia del loro Gabriele che accenna un sorriso. “Non dobbiamo vedere soltanto la cassa chiusa, ma anche il cero pasquale – ha detto Mons. Gristina nel corso della funzione religiosa – la cassa simboleggia la fine della durata della vita terrena, ma il cero pasquale è simbolo della vita dopo la morte, segno della resurrezione di Gesù Cristo, Gabriele adesso si trova in Paradiso con il Signore, dobbiamo essere felici per lui”.
Parole emozionanti poi sono state pronunciate anche dalla preside del liceo scientifico Ettore Majorana di San Giovanni La punta, docente che ha vissuto sulla propria pelle la tragedia che ha colpito la 2b dell’istituto, essendo stata lei l’accompagnatrice della scolaresca in Spagna. “Arrivederci Caro Gabriele – ha detto la professoressa – adesso non sei più figlio, alunno, amico, adesso sei diventato bellezza, aria, libertà, vita. Proteggici da lassù”.
In uno stretto abbraccio l’intera 2b, visibilmente ancora molto scossa, ha riempito le prime file della Chiesa subito dopo la famiglia. “Non riusciamo a crederci, è passata già una settimana e non sembra vero, ci manchi – un altro compagno racconta alla platea – non vedevamo l’ora di andare all’Università, di vivere sulla pelle le delusioni vere della vita, e invece sei andato via troppo presto. L’unica parola che mi viene in mente adesso è “ingiustizia”. Gabry, ti dedicheremo la nostra maturità. Vivremo per realizzarci così come avresti fatto tu, per noi non sarai mai passato, ma sei e sarai sempre presente”.
Ed il futuro è stato un altro tema trattato da mons. Gristina rivolgendosi ai compagni di Gabriele: “Ragazzi, dovete trasformare il vostro dolore in forza. So che è dura, ma dovete avere il coraggio di continuare a sorridere, credere nella bellezza della vita ed essere felici. È una dura prova per voi, siete cresciuti prima, ma dovete vincere la sfida contro il dolore”.
Il lancio in cielo di palloncini bianchi ha accompagnato infine l’uscita della salma dalla Chiesa, in un applauso collettivo che ha abbracciato l’intera città presente in piazza per dare l’ultimo saluto a Gabriele.
LA CRONACA. Erano partiti in 16, ma sono ritornati soltanto in 15. I ragazzi della 2 b del Liceo Scientifico Ettore Majorana di San Giovanni La Punta non vedevano l’ora di partire verso la Spagna, erano entusiasti di prender parte con altri 380 giovani provenienti da tutta Italia allo stage letterario “Amare leggere”. “Meno 2 giorni” scriveva sulla sua pagina Facebook Angelo, uno di loro. Meno due giorni alla partenza, meno due giorni all’inizio di quello che sarebbe stato per tutti un tragico viaggio.
Tragico perché Gabriele Russo, 15 anni, ha perso la vita davanti agli occhi attoniti dei suoi compagni. E’ precipitato da 30 metri, cadendo dal decimo piano della nave da crociera Cruise Roma della Grimaldi Lines la notte tra domenica e lunedì finendo in acqua. Acqua freddissima, erano le 2 e mezza circa del mattino, acqua scura, torbida, profonda, la nave era attraccata al Porto di Barcellona. Il suo cadavere è stato recuperato dai sommozzatori un’ora dopo l’incidente.
Attimi terribili che hanno segnato per sempre le vite di tutti i passeggeri di quella nave. A distanza di una settimana nessuno vuole parlare, nessuno vuole raccontare, perché nessuno vuole ricordare. E la pagina Facebook del 15enne diventa un foglio bianco su cui amici e parenti da quella notte lasciano un piccolo pensiero, ricordando Gabriele come un ragazzo allegro e generoso. “Eri sempre con il sorriso in faccia – si legge sul social network – Ti ricorderò sempre come un ragazzo forte, sorridente e spiritoso” aggiunge un’altra amica.
La notte maledetta. “I ragazzi un po’ più vivaci si sono messi a giocare sul ponte e questo ragazzino è caduto in acqua – racconta Andrea Messina, sindaco di San Giovanni La Punta – Quando l’hanno soccorso era già morto”. A fare da eco alle sue parole quella della vicepreside dell’istituto, Maria Teresa Rizzo: “Una bravata forse, sicuramente una tragedia, non ci sono altre parole per descrivere quanto successo: una tragedia..”.
Le testimonianze. Nei giorni successivi al dramma su vari organi di stampa si sono susseguiti racconti di conoscenti e compagni di classe di Gabriele. Nel mirino degli inquirenti l’episodio della “rincorsa” emerso in vari racconti. “Al ritorno da un’escursione i ragazzi erano sul ponte Gabriele di scatto si è voltato di scatto verso il bordo della nave, ha cominciato a correre e si è buttato in mare” ha raccontato il rappresentante d’istituto, fratello di un testimone presente sulla nave. E ancora: “Improvvisamente Gabriele ha preso la rincorsa e si è lanciato contro la ringhiera della nave superandola e perdendo l’equilibrio”, simile versione quella diramata dal capo delle relazioni esterne della Grimaldi Lines Paul Kyprianou “il ragazzo si trovava sul ponte superiore insieme ad altri compagni. L’equipaggio è subito intervenuto non appena ricevuto l’allarme da coloro che avevano assistito alla scena. I testimoni dicono che lo studente improvvisamente abbia preso la rincorsa e si sia lanciato contro la ringhiera della nave superandola e candendo nello spazio tra la nave il molo”.
GABRIELE. Un ragazzo brillante, uno studente normalissimo, figlio unico. La madre è una insegnante, il padre direttore di banca, persone tranquille, distrutte dal dolore, partite poche ore dopo la tragedia alla volta di Barcellona e rientrati nella loro San Giovanni La Punta insieme al figlio, dopo l’esame autoptico effettuato in Spagna, per fare più chiarezza sulla sua morte.
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08 Aprile 2014, 16:40