12 Marzo 2012, 18:37
1 min di lettura
Nei primi anni ’90 la trattativa tra Stato e Cosa nostra “indubbiamente ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des”. Così è scritto nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le stragi del ’92-’93. “L’iniziativa fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia”.
Dalla ”disamina” delle dichiarazioni “di soggetti di così spiccato profilo istituzionale esce un quadro disarmante che proietta ampie zona d’ombra sull’azione dello Stato nella vicenda delle stragi”. E’ quanto si legge nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le stragi del ’92-’93 svoltosi a Firenze dove sono stati ascoltati come testimoni anche gli ex ministri Nicola Mancino e Giovanni Conso. “Ombre che questo processo – continuano i giudici – non hanno potuto dipanare”.
La soddisfazione dei familiari delle vittime
L’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili si dice “molto gratificata” dalle motivazioni della sentenza per il processo a Francesco Tagliavia. Lo scrive in una nota la presidente dell’Associazione Giovanna Maggiani Chelli che spiega come “finalmente” la sentenza di Firenze “dice chiaro che una trattativa” tra lo Stato e Cosa nostra “indubbiamente ci fu e venne, quantomeno inizialmente, impostata su un do ut des. L’iniziativa fu assunta da rappresentanti delle istituzioni e non dagli uomini di mafia”. Per la Corte d’assise di Firenze l’obiettivo della trattativa, “quantomeno al suo avvio, era di trovare un terreno con ‘Cosa nostra’ per far cessare la sequenza delle stragi”, “peccato però che la campagna stragista – scrive Maggiani Chelli – non si fermò, arrivò fino al 27 maggio 1993 e oltre, così 5 dei nostri figli sono morti e altri li piangiamo e li piangeremo per sempre per le loro condizioni di vita”.
Pubblicato il
12 Marzo 2012, 18:37