“La Traviata”| al Teatro Massimo

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21 Novembre 2013, 10:22

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Palermo – Dopo l’enorme successo dell’anteprima under 30 domenica 17 novembre, organizzata in collaborazione con l’Associazione Giovani per il Teatro Massimo, oggi, alle 17 – nell’ambito dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi 1813-2013 – ritorna sul palcoscenico del Teatro Massimo di Palermo “La traviata” in un allestimento del Teatro Regio di Torino e del Santa Fe Opera Festival firmato dal celebre regista Laurent Pelly (già noto al pubblico di Palermo per il Don Quichotte del 2010).
Nel ruolo della protagonista debutta in Italia uno dei soprani più celebri di oggi, la palermitana Desirée Rancatore: “Da quando ho cominciato a studiare canto – sottolinea la cantante – sognavo di interpretare questo ruolo, uno dei più belli di tutto il repertorio. È anche una delle opere che più ho ascoltato nella mia vita e quando l’ho debuttata nel gennaio 2013 a Montecarlo ho pianto molto dopo la prima prova: l’emozione è stata fortissima. Di Violetta mi affascina tutto, la sua personalità, la sua dignità, il suo spirito di sacrificio. A queste emozioni ora si aggiungerà la felicità di cantare il ruolo a casa, nel teatro in cui sono cresciuta, l’amato Teatro Massimo di Palermo, dove ho cominciato a sognare di interpretare il ruolo di Violetta. Sarà un altro sogno che diventa realtà!”.

Al fianco di Desirée Rancatore ci saranno il tenore Stefano Secco nel ruolo di Alfredo e un altro palermitano, il baritono Vincenzo Taormina in quello di Giorgio Germont; debutta sul podio del Massimo Matteo Beltrami che completa così un cast di interpreti giovani e di prestigio.

Nelle recite del 23, 27 e 30 novembre i tre protagonisti vocali saranno nell’ordine Anna Skibinsky (23 e 27) / Daniela Schillaci (30), Luciano Ganci e Devid Cecconi.

«La traviata – aggiunge il commissario straordinario del Teatro Massimo, prefetto Fabio Carapezza Guttuso – completa con l’opera più celebre di Verdi un anno d’intense celebrazioni dedicate al secondo centenario del grande Compositore, celebrazioni che hanno avuto un ruolo importante tanto nella divulgazione, quanto nell’approfondimento conoscitivo. Siamo certi che, anche grazie al virtuosismo di una grande cantante come Desirée Rancatore, il pubblico festeggerà con calore l’ultimo appuntamento operistico del 2013, in attesa che Verdi torni, e presto, sul palcoscenico del Massimo, quando in febbraio andrà in scena Otello».

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Opera più eseguita nel mondo, La traviata è uno di quei capolavori musicali la cui prima esecuzione fu segnata dall’insuccesso: la prima, alla Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, fu definita dallo stesso Verdi “un fiasco”. Per la ripresa dell’opera, il compositore apportò delle modifiche importanti alla partitura originale e venne scelto un nuovo cast. Il 6 maggio del 1854, sempre a Venezia, ma al Teatro San Benedetto, La traviata ebbe il riconoscimento che ancor oggi il pubblico le riserva. Terza opera della “trilogia popolare” (con Rigoletto e Trovatore), La traviata porta in scena un soggetto di rottura con la tradizione del melodramma italiano: tratto dal romanzo La Dame aux camélias (“La signora delle camelie”) di Alexandre Dumas figlio, è ispirato alla storia della lorette più famosa di Parigi ai tempi di Luigi Filippo, Alphonsine Plessis. Il libretto in tre atti venne preparato per Verdi da Francesco Maria Piave.

Lo spettacolo in scena al Massimo di Palermo è firmato da Laurent Pelly per la regia e i costumi, mentre sono di Chantal Thomas le scene; la ripresa della regia è affidata ad Anna Maria Bruzzese, quella delle coreografie a Giancarlo Stiscia e delle luci ad Amerigo Anfossi. Questo allestimento ha inaugurato la Stagione 2009-10 del Regio di Torino e da allora è stato ripreso più volte in varie parti del mondo registrando sempre un grande successo. La critica e il pubblico lo hanno descritto come un allestimento sobrio, elegante, mai eccessivo, carico di sensualità non esibita; uno spettacolo vivo e concreto, scandito da alcuni elementi semplici, segni e riferimenti che assumono forme via via diverse, quasi a riflettere i punti di vista dei tre protagonisti principali. Lo stesso Laurent Pelly precisava al debutto «lo spettacolo affida alla scenografia – costante per tutta la durata dell’opera – il difficile ruolo di generatore semiotico: così un palcoscenico può contenere più palcoscenici, divenire il prato della campagna nell’unico momento felice dell’opera o la sala delle feste dove si esibiscono le cortigiane ma anche la casa di Violetta morente o il cimitero di Montmartre. Stessa sobrietà si ritrova nei costumi, ispirati all’Ottocento ma che potrebbero essere indossati anche oggi».

 

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21 Novembre 2013, 10:22

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