La truffa dei morti che parlavano al telefono. Le intercettazioni

La truffa dei morti che parlavano|”È successo a casa, un infarto”

Sequestrate una serie di attività commerciali

PALERMO – I morti erano vivi e vegeti. Parlavano al telefono, facevano la spesa, uscivano per lo shopping. Erano morti solo sulla carta. Anzi, sulle carte che i parenti o gli stessi finti defunti consegnavano alle compagnie di assicurazione per incassare le polizze vita.

La truffa dei morti che parlavano al telefono

Dei sei fermati stamani dagli agenti della Squadra mobile di Palermo tre vengono identificati come i capi e promotori dell’organizzazione. Si tratta di Danilo Di Matteo, Calogero Santi Frenna e Giuseppe Tantillo.

Per truffare le assicurazioni avrebbero falsificato l’intera documentazione. La morte implica il rispetto di una serie di passaggi burocratici come la compilazione di schede di bordo del 118, dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà, certificati medici e necroscopici. E parlavano al telefono, camuffando le voci.

“Falla nei controlli”

Di sicuro, come sostengono i procuratori aggiunti Sergio Demontis, Ennio Petrigni e i sostituti Alfredo Gagliardi, Daniele Sansone e Eugenio Faletra, c’era una “evidente falla del sistema di controlli messo in atto dalle compagnie assicurative”.

Il controllo delle pratiche era ed è meramente cartolare. Sarebbe bastato un banale controllo all’Anagrafe del Comune per scoprire che i morti non erano morti.

Al gioco sporco si sono prestati indigenti, persone invisibili le cui sorti passavano inosservate sia al fisco che agli istituti bancari. Una volta incassati i soldi – 2,7 milioni già percepiti per venti truffe – venivano girati su conti correnti e ricariche poste pay appositamente aperti e subito svuotati con giri vorticosi di bonifici e prelievi in contanti, anche di diecimila euro per volta.

Gli agenti della Mobile hanno prima controllato la documentazione poi hanno messo sotto controlli i telefoni degli indagati e si sono appostati sotto le loro abitazioni. Gli indagati facevano pressioni telefoniche sugli operatori delle compagnie di assicurazione. Per organizzare la truffa dei morti parlavano al telefono spacciandosi per i parenti che dovevano incassare gli indennizzi.

E l’uomo si spacciò per donna

Una volta Tantillo simulò di essere una donna, la moglie di un defunto, e parlava al telefono con la voce artefatta: “… senta io sono la signora Biletto Marianna… io avevo spedito un plico… con una polizza vita per poterla pagare… che è un decesso di mio marito”.

Operazioni conti bancari

Nel frattempo altri presunti complici come Salvatore Rini si attivano in banca o alle poste: “… finché che non arrivano i codice pin è inutile fare la cosa… fa tanto non ci vuole niente appena arrivano io faccio subito lo stato di grazia per la mia vita…”.

Rini è stato uno dei beneficiari delle polizze. Una voce della truffa dei morti che parlavano al telefono. E per essere credibile su suggerimento di Tantillo avrebbe fatto sparire anche le sue tracce anche social: “… oggi è venuto Giuseppe… si è venuto a prendere la prima cosa già mi ha detto Facebook via… la prossima settimana Kaput” .
Molte pratiche erano ormaik vicine all’incasso, come quella del 23 giugno.

“Cosa abbiamo passato col Coronavirus”

Ecco come Di Mattei, spacciandosi per il cognato di un defunto chiedeva la liquidazione alla compagnia: “… guardi è successo a casa un arresto cardiaco entro le undici… ha chiamato mia sorella ha chiamato l’ambulanza, quando sono arrivato già addirittura c’era pure l’ambulanza aspettavano il medico legale, perché il decesso lo hanno costatato direttamente nell’appartamento… un arresto cardiaco, ma lui infatti non soffriva di nulla… cioè infatti noi mi creda siamo tutta la famiglia sconvolti, perché non… è stato un fulmine a ciel sereno… ma dopo quello che abbiamo passato, con il coronavirus, siamo stati tutti distanti e io mi creda quando mi ha chiamato mia sorella e mi ha detto questa cosa io pensavo che scherzasse siccome poi ho visto che urlava ci siamo catapultati lì… a casa”.

La truffa e i sequestri

Contestualmente ai fermi, che ora passano al vaglio del giudice per le indagini preliminari, la Procura ha sequestrato una serie di attività commerciali e immobili fino a raggiungere la somma della presunta truffa. Si tratta di parcheggi in via Notarbartolo 27/d, via La Farina 38, 40, 42 e via Croce Rossa 122 (nella disponibilità di Di Matte); il 50% della proprietà di un terreno sito in Palermo Zona Cruillas; ditta individuale “La boutique del caffè con sede in via Zandonai 20; ditta individuale “La Bottega del caffè e oltre” in Cortile Cardinale 1.


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