17 Novembre 2010, 08:00
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Massimo Russo può essere contento del reparto geriatrico di Villa Sofia. E’ pulito. I medici sono sensibili. Gli infermieri sono accorti e pazienti. Gli orari di visita vengono rispettati davvero. E non è facile gestire un luogo di pazienti che nessuno può più strappare alla morte, perché tanto – qualunque sia la terapia – i giorni sono agli sgoccioli. Qui si esercita un patto che funziona, una muta solidarietà. Non posso più guarirti dal male della vita che finisce, posso accompagnarti, tu abbi pazienza. Per quello che abbiamo visto (e sempre ci si sbaglia) è un legame che funziona.
All’ingresso, accanto alla statua della Madonna, c’è un telefono che riassume tutto. E’ un apparecchio vecchio e grigio, le dita devono scorrere nella grigilia per comporre il numero. Non toccatelo. Mette tenerezza e ci sta bene. Una cosa vecchia, in un piccolo paese di vecchi.
Un infermiere dai capelli bianchi, ma quasi bambino rispetto all’età media, dice a un parente che lo ringrazia: “Siamo qui per fare il nostro lavoro bene, altrimenti andiamo a casa, no?”. Controlla la pressone a una signora col pigiama a fiorellini invischiata in una forma di ribellione contro l’ineluttabile. Pazienza e parole, infine, la convincono.
Al posto venti e qualche cosa c’è una vecchina, la più vecchia del reparto. Non la va a trovare quasi mai nessuno. Lei sta diventando acqua, a forza di stare a letto. Gli infermieri le passano vicino, le parlano, l’accarezzano piano. La vecchina è girata su un fianco, come per guardare una finestra che non c’è. Biascica frasi smozzicate di tanto in tanto. Prega.
L’assessore Russo ieri ha compiuto un gesto di cui gli siamo grati. Ha letto le favole ai piccoli degenti dell’ospedale dei bambini. Sapendo che è un uomo buono, lo invitiamo a visitare la vecchina del posto venti e qualche cosa alla geriatria di Villa Sofia. Non le costerà né fatica né tempo, assessore. Dovrà solo accostare una sedia al lettino, prendere un libro e leggere: “C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto Rosso”. Tutti sono stati bambini, perfino le vecchine che cercano con lo sguardo una finestra spalancata, prima dell’avvento del lupo.
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17 Novembre 2010, 08:00