La verità sui conti del Catania |Ecco le carte del Tribunale

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31 Maggio 2020, 05:02

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CATANIA – Da un lato i tifosi che rivendicano ogni tutela per il Catania Calcio, la squadra simbolo della città, dall’altro il gruppo che fa riferimento all’imprenditore Nino Pulvirenti, rimasto imbrigliato tra molte ombre sollevate dalla magistratura, ma soprattutto, nella morsa di una aspra crisi finanziaria. La sezione fallimentare del tribunale guidata da Mariano Sciacca ha ripercorso gli ultimi mesi di vita del Catania Calcio, mettendo nero su bianco le maggiori criticità.

LA RICHIESTA – Il 14 maggio del 2020 la Procura ha chiesto il fallimento della società Catania Calcio, sottolineando che “versava in una grave crisi da almeno 5 anni, con ingenti perdite in ogni esercizio sociale, che aveva fronteggiato sia ricorrendo al sistematico apporto dei soci, sia elaborando un piano di risanamento, rimasto inattuato e omettendo il pagamento dei tributi”.

Quello che fanno i pubblici ministeri Fabio Regolo e Alessandra Tasciotti, del pool specializzato sui reati dei colletti bianchi, è un viaggio tra gli assetti societari che fanno riferimento all’imprenditore Pulvirenti, con lo scopo di ricostruire ogni passaggio di denaro.

Uno dei momenti di maggiore criticità è il 30 giugno 2019, quando viene chiuso il bilancio con 1,6milioni di euro di perdite, che sommati al buco da 7,3milioni di euro hanno causato l’azzeramento del capitale sociale e l’accertamento di un patrimonio netto negativo di 1,3milioni di euro. A questo si aggiunge un ulteriore buco di 2,4milioni.

Il capitale sociale viene azzerato nel gennaio del 2020, con un’apposita delibera, ma in quel momento la Procura si accorge che, a fronte dei 20milioni di euro di debiti totali, “non erano stati compiuti gli adempimenti di legge concernenti lo scioglimento e messa in liquidazione della società”. Si tratta di comportamenti avvenuti “in violazione di basilari principi”, che avrebbe celato la volontà degli amministratori “scelti dagli stessi soggetti in orbita al gruppo Pulvirenti, di proseguire la gestione in danno dei creditori”.

LE SOCIETÀ – Il tribunale analizza la composizione della Calcio Catania spa, che comprende Meridi Srl e Finaria Spa, entrambe “incapaci di sostenere finanziariamente” l’operazione.

Dal canto suo, la società fondata da Pulvirenti ha rilevato che il 18 marzo del 2020 è stato rinnovato il Cda mantenendo soltanto uno dei precedenti amministratori, Di Natale, per questo “gli amministratori – ha sostenuto il Catania Calcio – in carica al momento del deposito dell’istanza cautelare avevano assunto la carica di recente e non avevano partecipato ad alcuna delle presunte irregolarità segnalate dalla Procura della Repubblica”. A questo si aggiunge che Di Natale, secondo la tesi difensiva, non avrebbe mai avuto alcun rapporto con la Meridi Srl”.

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Da un lato la Procura ha accusato i vertici del Catania di “dimostrare di operare aggravando il dissesto”, dall’altro, però, la difesa ha eccepito che “gli attuali amministratori avevano operato ocn grande oculatezza, ponendo in essere una gestione esclusivamente conservativa e anzi realizzando degli importanti risparmi di spesa, nell’attesa che prendesse corpo la possibilità della vendita della società”.

Su queste basi, negando l’esistenza di uno stato di insolvenza, il 21 maggio il Catania presenta ricorso per concordato preventivo con riserva.

L’UDIENZA – Venticinque maggio, altra data da segnare. La Procura ritiene che il ricorso di concordato sarebbe inammissibile, sottolinenando come il Calcio Catania Spa stesse “operando da tempo in assenza del capitale minimo di legge, continuando a maturare perdite e a erodere la garanzia patrimoniale, con necessità, quindi di un mutamento di management immediato”.

“In soli tre mesi – scrive il Tribunale – dal dicembre del 2019 al febbraio 2020, le società hanno prodotto ulteriori perdite per circa 465mila euro con un ritmo di circa 155mila euro al mese”.

La società ha anche sottolineato che la liquidazione comporterebbe, come nel caso del fallimento, “in base alla normativa federale, effetti economicamente devastanti per la società sportiva resistente, con perdita del titolo sportivo e svincolo dei giocatori, cui conseguirebbe un danno di circa due milioni di euro”.

LA DECISIONE – No all’azzeramento del Cda con conseguente nomina di commissari e sì invece al concordato con riserva in bianco. E’ la decisione del Tribunale fallimentare sul Catania che di fatto rende improcedibile anche la richiesta cautelare della Procura di avviare la procedura fallimentare della società. I giudici hanno nominato due commissari, la commercialista catanese Letizia Guzzardi e il professore di diritto commerciale Antonio Rossi, e concesso 60 giorni di tempo per andare avanti nella procedura di concordato.

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31 Maggio 2020, 05:02

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