La versione di Lombardo: |”Me la fanno pagare perchè…”

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11 Luglio 2013, 05:00

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CATANIA – “Tutto questo polverone che si è sollevato serve a coprire i mille voti di scambio che vi sono stati. Il signor “x”, consigliere comunale, che cambia partito sotto elezioni perché gli assumono le persone: non so se chiama scambio o concussione o corruzione elettorale. Per non parlare delle voci sulle razioni di denaro. Un solo caso del genere non esiste per la mia persona”. Raffaele Lombardo ne è convinto. La bagarre giudiziaria che lo riguarda e che ha finito col travolgere anche suo figlio Toti con l’accusa di “voto di scambio”, avrebbe un’unica matrice. O, meglio, si sarebbe innescato per via di “quei fili dell’alta tensione” che lo stesso Lombardo senior spiega di aver toccato nel corso della sua presidenza a Palazzo d’Orleans.

Raffaele Lombardo ne è sicuro. Ne è certo. Difende a spada tratta la sua teoria. E per questo non si dà pace. “Io sto pagando caro per quello che ho fatto da presidente della Regione. Sono diventato un collezionista di processi: se non avessi fatto il presidente della Regione non sarei arrivato a tanto. Io ho un’idea precisa di quello che sta accadendo: io ho toccato deliberatamente i fili dell’alta tensione e questo ha scatenato una reazione furibonda. Io ho processi a Palermo, processi a Enna, a Catania, a Roma, a Velletri, eccetera, eccetera. Ma, guardi, io non temo il giudizio: io temo il pregiudizio”.

Raffale Lombardo a ventiquattr’ore di distanza dalla precedente conferenza stampa convocata in via Pola torna a parlare. E, adesso, a Livesiciliacatania lo fa dopo aver letto le carte che lo accusano: “Per due, tre ore, ho letto le quarantacinque pagine delle intercettazioni e la ventina che riguardano l’avviso di conclusione indagine: potrei renderle pubbliche per far capire alla gente di cosa si tratti. Che il signor Privitera abbia millantato posti di lavoro, sono solo affari suoi. La campagna elettorale di mio figlio è stata la più pulita in assoluto di qualunque candidato. E’ stato un voto costruito sulla stima, sulla fiducia e, se volete, sulla gratitudine ma non sullo scambio elettorale. Se fosse venuto qualcuno da me per un posto di lavoro… guardi, l’anno scorso qualcuno è venuto da me parlandomi di un concorso per presidi: l’ho cacciato a calci nel sedere. Guai a chi mi avesse chiesto in cambio del voto una contropartita”.

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L’ex Governatore insiste: “Io nel 2008 avevo già fatto la legge che impedisse di assumere chicchessia nelle partecipate e nelle controllate della Regione: non avrei avuto alcuna difficoltà nell’assumere mille persone. Io sono il capo del clientelismo, il capo di tutti i misfatti del mondo: ma stiamo scherzando? Io ho salvato la Sicilia dal default nella sanità; io ho impedito che l’eolico occupasse tutte le colline del nostro territorio che i termovalorizzatori risucchiassero dalla tasca dei cittadini miliardi di euro. Su di me c’è stata solo una campagna di fango”.

Infine, l’aspetto che va ben oltre la politica e la giustizia: il coinvolgimento di suo figlio Toti che fa davvero male. “E’ una cosa che mi sembra davvero esagerata. Leggerete dalle intercettazioni che mio figlio non c’entra nulla. Non fa nulla: non c’è un solo impegno assunto e nemmeno uno scambio. A questo punto, vogliamo inquisire tutta l’Italia?”.

 

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11 Luglio 2013, 05:00

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