04 Marzo 2013, 06:00
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PALERMO – E rieccolo Angelino Alfano. Il segretario del Pdl oggi torna in Sicilia dopo la vittoria del 24 e 25 febbraio. Vittoria, sì. Almeno nell’Isola, dove il centrodestra s’è accaparrato il premio di maggioranza al Senato, costruendo, qui e altrove il “pareggio” a cui puntava per sbarrare la strada di Pierluigi Bersani verso Palazzo Chigi. Ci sono pochi dubbi, in effetti, sul fatto che la rimonta di Silvio Berlusconi (perché ci sono pochi dubbi che il risultato della coalizione sia tutto da ascrivere alla persona del suo leader) abbia avuto del clamoroso, per come si erano messe le cose nei sondaggi. Da qui a parlare di “vittoria”, però, ce ne vuole, eccome. Perché di mezzo ci si mettono, con la loro ostinata pervicacia, i numeri. Che raccontano di un vero e proprio tracollo di consensi dei berluscones.
Analizzando questa mattina a Palermo il risultato elettorale, Alfano probabilmente cercherà di guardare al bicchiere mezzo pieno. Magari confrontandolo ai disastrosi risultati delle regionali di quattro mesi fa, quando il Pdl sprofondò al 12 per cento fermandosi a 247 mila voti. Ma paragonando Politiche con Politiche, i numeri dei berluscones sono tutt’altro che confortanti. A partire, ovviamente, dal dato nazionale. Il 24 e 25 febbraio il Pdl ha raccolto in tutto sette milioni e 300 mila voti, contro i 13 milioni e 600 mila delle precedenti Politiche del 2008. In cinque anni, insomma, si sono persi per strada più di sei milioni di elettori, migrati, secondo gli esperti di flusso elettorale, in buona parte verso il Movimento 5 Stelle e l’astensione.
Il crollo a livello nazionale si è confermato anche in Sicilia. Con percentuali ancora più drastiche. Alla Camera, infatti, il Pdl ha totalizzato nelle due circoscrizioni siciliane circa 660 mila voti, attestandosi intorno al 26 per cento. Cinque anni fa i voti raccolti dal partito di Berlusconi nell’Isola erano stati più di un milione e 300 mila (il 45, 9 per cento in Sicilia occidentale, addirittura il 47,3 in quella orientale). Nell’Isola, dunque, il Pdl ha perso la bellezza di 650 mila voti: un salasso. I berlusconiani hanno visto dimezzarsi il proprio consenso, perdendo più o meno un elettore su due. Un dato leggermente peggiore, quindi, della media nazionale.
Quando un partito dimezza i suoi voti da un’elezione a un’altra ci sarebbe davvero ben poco da festeggiare. Ciò nonostante, tra i berlusconiani si percepisce una certa euforia. Felici e perdenti, si potrebbe commentare con una battuta, guardando ai numeri di Camera e Senato. Il fatto è che il centrodestra ha accantonato la grande paura vissuta solo pochi mesi fa, quella che metteva in dubbio la sua stessa sopravvivenza. Ci ha pensato il solito Berlusconi a ridare speranza alle sue truppe, avocando a sé ogni scelta e ogni scena, ridimensionando a comparse tutti i dirigenti di partito. Il Pd e Grillo hanno fatto il resto. I democratici hanno fatto harakiri col loro consueto stile, rinunciando di fatto alla campagna elettorale e consegnando la rabbia e la disperazione dei giovani e le periferie alla furia antisistema di Grillo & C., questi ultimi gli unici, veri vincitori di questa tornata elettorale, al di là della propaganda di maniera di destra e sinistra. In questo quadro Angelino Alfano torna oggi nella Sicilia che nel 2012 gli aveva riservato solo sconfitte e amarezze. Del domani non v’è certezza, oggi più che mai. Tranne l’unica ed eterna in casa Pdl: finché c’è Silvio, c’è speranza.
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04 Marzo 2013, 06:00