03 Maggio 2021, 15:08
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CATANIA – Si ricomincia. Nel 2016 l’inchiesta Brotherhood aveva (ri)addensato nuvoloni grigi sulla faccia criminale della città. Una tempesta che sembrava essersi placata, ma invece le commistioni mafia e massoneria sono tornate attuali con quell’indagine della Guardia di Finanza che ha colpito uno dei massimi vertici criminali di Cosa nostra catanese, Aldo Ercolano (figlio di Iano, ndr). Una “fratellanza” che si sarebbe concretizzata in una serie di ‘turbative d’asta”.
Il processo di primo grado si è concluso con tre condanne e cinque assoluzioni, ma la Procura ha appellato alcune posizioni ‘assolutorie’ come quella di Francesco Rapisarda, Adamo Tiezzi, Antonino Finocchiaro e Christian Puglisi. Hanno anche impugnato la sentenza di non luogo a procedere relativa all’avvocato Antonio Drago, dopo che il Tribunale aveva derubricato il reato di estorsione in esercizio arbitrario. Drago è stato condannato per il reato di usura, ma su questo punto di contestazione c’è stato il ricorso della difesa. Così come per Giuseppe Finocchiaro e Aldo Ercolano.
Il processo d’appello si è aperto. Al termine della lettura delle relazione da parte della Corte d’Appello, presieduta dalla giudice Anna Gloria Muscarella, c’è stata la richiesta da parte del sostituto procuratore generale Angelo Busacca di rinnovazione istruttoria per riesaminare alcune testimonianze (così come prevede la norma in caso di appello dell’accusa.
Il pg inoltre ha chiesto l’esame (nuovo) dei collaboratori di giustizia Salvatore Bonanno, Gianluca Presti e Aldo Carmelo Navarria che hanno riferito in merito alla posizione di ‘vertice’ che Aldo Ercolano avrebbe ricoperto nello scacchiere del clan. Busacca inoltre nel corso dell’udienza ha depositato “una corposa produzione documentale” che la difesa ha chiesto di poter “consultare”. A questo punto la Corte D’Appello ha aggiornato al 26 maggio il processo.
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03 Maggio 2021, 15:08