13 Marzo 2017, 19:42
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PALERMO – La prossima riunione, fissata per i primi di aprile, dovrebbe portare le prime soluzioni, le prime idee concrete per risolvere il “caso” dei laboratori d’analisi siciliani. A questi, infatti, è giunta, da parte di molte Asp dell’Isola, la richiesta di restituzione delle somme che sarebbero state incassate illegittimamente tramite l’utilizzo per alcuni anni del “tariffario regionale” al posto di quello nazionale.
Una richiesta, però, che rischia di portare al fallimento molte di queste strutture convenzionate che nel corso di questi anni hanno portato avanti contenziosi lunghi e complessi, con ricorsi al Tar siciliano e del Lazio. Una vicenda complessa e lunghissima.
Oggi nella sede dell’assessorato alla Salute, in piazza Ottavio Ziino, si sono incontrati i direttori amministrativi delle Asp, appunto, convocati dal dirigente generale Ignazio Tozzo. E così, si è iniziato a mettere le mani dentro una questione complicatissima. La Regione, infatti, ha fatto emergere la propria intenzione di completare questo recupero. Anche perché la mancata restituzione delle somme, potrebbe esporre la pubblica amministrazione a provvedimenti da parte della Corte dei conti.
Ma insieme a queste necessità, si è detto al tavolo di oggi, c’è da considerare i rischi che un recupero così traumatica può avere su un settore che dà oggi lavoro a migliaia di persone. I titolari dei laboratori hanno fatto pervenire al tavolo alcuni “rilievi”: gli aspetti più delicati della questione. Già nei giorni scorsi, a dire il vero, le prime richieste di recupero erano state accompagnate dalla possibilità, per le strutture, di restituire le somme “a rate”. Fino a cinque anni, questo il periodo concesso dall’assessorato alla Salute.
Nella riunione di oggi si è presa in considerazione l’ipotesi di dilazionare ulteriormente i pagamenti, espandendo il periodo necessario per la restituzione completa. Stando ai titolari dei laboratori, come detto, la restituzione delle somme rischia di mettere in ginocchio l’intero settore e in bilico centinaia di posti di lavoro. La somma che complessivamente questi laboratori sono chiamati a restituire è di circa 300 milioni di euro, 60 solo all’Asp di Palermo. Somme frutto di una vicenda assai complessa, che affonda le proprie radici a più di vent’anni fa. Era il 1996, l’anno in cui la Regione Siciliana decise di adottare un proprio tariffario per le prestazioni di medicina di laboratorio rimasto in vigore fino al primo giugno dell’anno scorso. Da allora, anche in Sicilia è arrivato il famoso tariffario Balduzzi.
Alla fine del 2007 però era entrato in vigore in Italia un altro tariffario, il ‘Bindi-Turco’, rimasto inattuato a causa di alcuni ricorsi che ne avevano sospeso l’efficacia. Fino a una sentenza del Cga che aveva invece confermato la legittimità del “Bindi”. E così già nel gennaio del 2013 un decreto di Lucia Borsellino aveva deciso il “ripristino con effetto retroattivo” di quelle tariffe. A quell’atto è seguita una direttiva inviata da Lucia Borsellino alle Asp siciliane per avviare il recupero delle somme. Una richiesta alla quale seguirono numerose proteste da parte dei titolari dei laboratori e ricorsi al Tar e al Cga. In qualche caso i giudici amministrativi hanno sospeso sia il decreto della Borsellino che le direttive con cui è stato richiesto il recupero delle somme. E adesso si cerca una soluzione che consenta il recupero, ma che scongiuri il probabile ridimensionamento del settore. L’appuntamento è fissato per i primi giorni di aprile.
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13 Marzo 2017, 19:42