05 Luglio 2016, 16:38
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PALERMO – Potrebbe vacillare l’accordo tra Stato e Regione che ha sbloccato gli attesi 500 milioni per la Sicilia. La norma diventa oggetto di scontro al Parlamento nazionale. E a contestarla sono proprio dei siciliani, come la forzista Stefania Prestigiacomo. Il motivo? L’accorso violerebbe l’autonomia speciale. “Ignoranza costituzionale. Solo a questo si può addurre l’accordo siglato tra Stato e Regione Sicilia, riportato nell’articolo 11 del Ddl enti locali, che di fatto svende l’autonomia della Regione. Se l’articolo 11 venisse approvato così come è stato redatto e presentato, la Sicilia sarebbe di fatto commissariata ed il suo statuto modificato”. Lo afferma, in una nota, la parlamentare di Forza Italia Stefania Prestigiacomo. “I professori Gaetano Armao e Andrea Piraino, auditi oggi in Commissione Bilancio della Camera – prosegue -, hanno demolito l’accordo firmato dal Governatore Crocetta, sia nel merito che nelle modalità. L’articolo va necessariamente cambiato, non possiamo accettare così tacitamente, che lo Stato intervenga così a gamba tese su una Regione a statuto speciale. Crocetta – conclude Prestigiacomo – si assuma le sue responsabilità e non scarichi su tutta la regione la sua inettitudine”.
Il passaggio parlamentare romano è stato criticato dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei, che accusa Forza Italia di voler far saltare l’intesa. “Non so cosa abbia spinto la Prestigiacomo a presentare questa eccezione di costituzionalità – è il commento di Baccei -. Ma se paradossalmente dovesse essere accolta, in Sicilia non arriverebbero i 500 milioni previsti per il 2016, il miliardo e 400 milioni per l’anno prossimo, e il milione e 680 mila euro per il 2018”. Il tentativo di bloccare l’accordo Stato-Regione ha spiazzato Baccei, soprattutto perché a presentare l’eccezione è stata una parlamentare siciliana: “Nelle altre regioni a statuto speciale, quando si fa qualcosa in loro favore, tutti i parlamentari sono compatti”. Sulle probabilità che l’accordo possa “saltare”, l’assessore non si sbilancia: “Sono un economista, non un costituzionalista. Ma la norma è stata scritta da gente competente ed è stata costruita apposta per essere una disposizione transitoria, nelle more del recepimento delle norme di attuazione dello Statuto. Norme già definite dalla commissione paritetica”.
“Terminata l’audizione alla Commissione bilancio della Camera sull’accordo-capestro sottoscritto dalla Regione: un disastro per il futuro dei siciliani spacciato per successo, con il mancato introito di almeno 5 miliardi di euro. E la norma del d.l. n.113 che ratifica l’accordo illegittimo nel metodo e nel merito è incostituzionale”, scriveva su Facebook oggi pomeriggio l’ex assessore all’Economia Gaetano Armao. “E questo – aggiunge – mentre con il d.lgs. 114 del 2016 alla Sardegna viene riconosciuto un arretrato di 900 milioni ma sopratutto la fiscalità di sviluppo”.
Gli eventuali profili di incostituzionalità della norma erano stati obiettati dalla Prestigiacomo la scorsa settimana in commissione. Da qui la decisione di audire dei giuristi. “Era stato proposto lo stralcio della norma. E mi sono pronunciato contro questa ipotesi ma mi sono associato alla proposta di ascoltare dei costituzionalisti perché la materia è controversa”, spiega Angelo Capodicasa del Pd, che dice di avere dubbi “sulla procedura, non sulla sostanza perché quei soldi sono della Sicilia”. I giuristi sentiti oggi hanno espresso forti critiche sulla procedura adottata che non avrebbe coinvolto in modo corretto la commissione paritetica Stato-Regioni (ricostruzione contestata dal relatore). Perplessità sono state espresse anche nel merito in quanto si impone all’Ars di recepire norme nazionali in ambiti che l’autonomia riserva al Parlamento regionale. “Ho chiesto ai costituzionalisti se è percorribile la strada di un emendamento che sopprima il riferimento all’esecuzione dell’accordo tra Stato e Regione, salvando lo stanziamento dei 500 milioni. Mi è stato risposto con un’apertura”, riferisce Capodicasa. Domani la commissione tornerà ad affrontare la questione.
“Sul trasferimento dei 500 milioni di euro da Palazzo Chigi alla Sicilia la posizione di Forza Italia è assolutamente chiara. Il presidente del Consiglio deve infatti mantenere l’impegno assunto, ma senza pensare di violare, con un semplice accordo, le norme di attuazione del 1965, emanate con decreto del presidente della Repubblica, che prevedono che le imposte dell’Isola vengano interamente trattenute nelle casse regionali. Respingiamo con forza ogni tentativo di predeterminare una percentuale, in questo caso i 5,61 decimi del gettito Irpef, in quanto ribadiamo spetta interamente alla Sicilia. Renzi e Baccei non possono pensare di dare con una mano e di sottrarre molto di più con l’altra. Riconoscano il contributo secco di 500 milioni e poi si proceda con la riderterminazione delle norme di attuazione” così l’onorevole Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars.
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05 Luglio 2016, 16:38