21 Ottobre 2021, 06:05
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SAN GIOVANNI LA PUNTA. “Sì. Sono stato io”. La confessione è arrivata in caserma: appena poche ore dopo averla assassinata con tre fendenti di un coltello da caccia.
Oggi è il giorno del lutto cittadino. Il cielo sembra buio sulla comunità di San Giovanni La Punta che piange Lucrezia uccisa con ferocia dalla mano del fratello Giovanni. Trentasette anni lei, ventidue lui.
Un giovedì di dolore, nel giorno che celebra i funerali e riserva l’ultimo saluto ad una donna voluta bene per la sua profondità luminosa e che lascerà in ognuno il rancore per non aver potuto prevedere quello che non poteva essere previsto: ovvero, quel rancore di chi ha voluto e pianificato la sua morte.
“L’intera cittadinanza è rimasta sconvolta dalla tragica scomparsa di Lucrezia, conosciuta e ben voluta da tutti”, scrive il sindaco Bellia nella proclamazione del lutto.
“Giovanni Di Prima avrebbe deciso di uccidere la sorella poiché spinto dal desiderio di “liberare” i genitori dal peso derivante da richieste di somme di denaro, gravanti sul bilancio familiare e avanzate dalla vittima per ristrutturare un’abitazione in cui sarebbe dovuta andare a vivere con il fidanzato – scrivono gli inquirenti -. Pertanto, approfittando dell’assenza dei genitori, dopo essersi appostato tra la camera della sorella e il bagno, alla vista della sorella le ha sferrato tre fendenti con un coltello da caccia provocandole la morte e spingendola nell’immediatezza all’interno della doccia”.
Quello che resta è il dolore di una famiglia distrutta, dove le lacrime non bastano a lenire un dolore immane. Il lutto dei genitori per la figlia che non c’è più nell’evento più terribile che esista. Il dolore per un figlio che ha scagliato nell’acqua una pietra gigantesca che ha fatto affondare tutto in un giorno maledetto e indimenticabile.
Dove la speranza ha cessato di esistere.
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21 Ottobre 2021, 06:05