02 Luglio 2022, 06:04
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Arriva il feretro, seguito dal coro triste dei parenti. E’ un venerdì mattina d’inizio luglio, al cimitero dei Rotoli di Palermo. Sulla strada che costeggia il mare, prima di giungere alla meta, ecco vacanzieri in procinto di tuffarsi, bagnanti di ritorno con la pelle luccicante sotto il sole. Fa caldo, è mezzogiorno. La dimora lignea di chi che non è più viene sistemata sotto il tendone bianco che, da tempo, accoglie le salme degli insepolti, per uno scandalo che non è stato mai sanato, nonostante le promesse. Il degrado è evidente. Le bare sono ormai disposte in fila per tre. L’asfalto è sporco di fiori appassiti, residui. La puzza di decomposizione, mischiata al resto, è insopportabile.
Non sappiamo chi sia colui o colei che ha lasciato questo mondo. Ci sono i parenti e indossano tutti le mascherine per combattere il fetore. Qualcuno posa un fiore e si sottrae alla calura del tendone. E’ impossibile sostare, è sconsigliabile avvicinarsi perché l’odore penetrante dà il voltastomaco, anche se si è protetti dalla Ffp2. L’ultimo saluto è un abbraccio da lontano, un addio mancato, confidando nel Paradiso, ma qui è già un inferno.
Non ci avviciniamo troppo. Non scattiamo foto. Quel lutto è privato. Ma si inserisce in un problema pubblico che riguarda la dignità della vita e della morte a Palermo. Fin qui abbiamo constatato l’incapacità amministrativa della vecchia giunta di risolverlo, in un arco lungo di tempo, connessa a una rassegnazione incivile che fa male. I palermitani, quando vogliono, sanno indignarsi per le offese ricevute. Stavolta no. L’obbrobrio di un cimitero che fa scappare i vivi, non potendo i defunti, viene annotato e accettato dalla città dell’ignavia. Tanto si sa che, qui, il morto è morto… etc etc.
Passi in avanti? E’ stato approvato, dopo sette anni, il progetto per il forno crematorio che, forse, darà un po’ di respiro a chi soffre, nella logistica di un commiato. Però, davvero, insanabile è la gravità della ferita inferta. Troppi impegni si sono rivelati per quello che erano: chiacchiere della politica, non soluzioni.
Prima dell’aggiunta dell’ennesima bara, qualche foto l’avevamo scattata, con un video. Si può vedere l’osceno spettacolo: il tendone bianco trabocca, al suo interno è perfino difficile non camminare sulle bare. La pietà del caro estinto è negata, perché non c’è il decoro del trapasso. Tutto somiglia a un grande magazzino funebre. Pure vicino all’ingresso principale del cimitero le salme rimangono accatastate in ogni spazio disponibile.
Ma a tutto, specialmente qui, ci si abitua. Solo quelli che vengono e vedono non possono darsi pace. Davanti alla purezza dell’orrore due persone discutono animatamente a gesti, con gli occhi attraversati dalla piena della rabbia. Le parole sono sussurrate e dolenti. Ma le braccia gridano. (Roberto Puglisi)
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02 Luglio 2022, 06:04
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