Lagalla, Miceli e le 'sorprese' nel voto già stanco di Palermo

Lagalla, Miceli e le ‘sorprese’ nel voto già stanco di Palermo

Ci avviciniamo alla data del voto. Chi è il favorito? Cosa dicono i pronostici? E gli outsider?
PALERMO 2022
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Nell’incertezza sportiva per il risultato delle elezioni amministrative di Palermo, si può già azzardare un giudizio sulla partita ormai prossima alla fine e non appare lusinghiero. Abbiamo assistito a una campagna elettorale grigia che ha cambiato colore soltanto per le polemiche. E non che mancassero gli argomenti su cui dibattere – la questione morale, soprattutto, ma anche il resto -. Ma certi temi fondamentali sono stati usati come corpi contundenti. Per cui, a parte le invettive reciproche e le retoriche in lotta, poco è rimasto della sostanza di ogni discorso.

Basta osservare, per intuire lo scarso gradimento dello spettacolo, le facce dei palermitani e ascoltarne le parole. Ovunque, drappeggiano sconforto e sfiducia, perché le stimmate delle città sono rimaste sullo sfondo, con troppe grida inascoltate. C’è una Palermo che si appresta a esigere il suo premio, sperando che il sogno non si trasformi in sconfitta, con le sue milizie, i suoi territori, i suoi dividendi, le sue promesse e i suoi debiti. C’è una Palermo che attendeva una svolta e che è pronta a dichiararsi delusa, prima ancora dell’esito.

Ma – si dirà – contano i gol, mica il bel gioco. Nella previsione del risultato Roberto Lagalla sembra ancora favorito per le operazioni aritmetiche connesse alla forza delle sue nove liste. Il voto disgiunto è un’opzione possibile, tuttavia la sovrabbondanza numerica potrebbe proiettare l’ex rettore già alla vittoria a primo turno, secondo previsioni più o meno interessate. E’ pur vero che le recenti vicende, con l’arresto del candidato consigliere di Forza Italia, hanno proiettato un’ombra oggettiva sulla coalizione di centrodestra e sul suo competitor sindaco. Bisognerà valutarne il peso.

Le difficoltà di Lagalla sono musica per le orecchie di Franco Miceli, candidato sindaco progressista. Le reprimende su Cuffaro e Dell’Utri a cui si è aggiunto, in coda, il blitz di mercoledì scorso, hanno permesso al centrosinistra di puntare su una dialettica aggressiva e incalzante, in calce alla diatriba su mafia e politica, che potrebbe esser messa a reddito nelle urne per colmare la percezione di una distanza. Miceli, oltretutto, sta imparando sempre di più il linguaggio della discontinuità. Le sue riflessioni, a Livesicilia.it, sul tram in via Libertà, ne sono una prova.

Ma chi non avrebbe, comunque, votato Miceli, considerandolo, a torto o a ragione, un segmento dell’Orlandismo, tanto criticato nella recente esperienza, e, magari, sta rivedendo il suo ‘sì’ per Lagalla, per quell’ombra di cui si diceva, verso quale nome si orienterebbe? E qui entra in gioco Fabrizio Ferrandelli che, nei dibattiti elettorali, è sembrato tra quelli più in forma. Sarà essere lui il catalizzatore dei malcontenti di segno diverso, tanto da ottenere una percentuale a sorpresa? Rita Barbera, Francesca Donato e Ciro Lomonte, che completano la griglia, ci hanno messo fatica e impegno, però non è mai semplice competere senza un apparato robusto alle spalle. Il dodici giugno si vota: ecco la certezza. E Palermo è già stanca. (Roberto Puglisi)


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