01 Aprile 2022, 06:03
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Onorevole Totò Lentini, ma lei che candidato sindaco è?
“Io? A bello cuore, come diciamo noi. Sono un figlio di Palermo e voglio lottare per Palermo”.
Scordatevi i sofismi, la tattica e il temporeggiare dei politici pensosi. Totò Lentini, tra i concorrenti della sfida ‘Una poltrona per Palazzo delle Aquile’, capogruppo di Popolari e Autonomisti all’Ars, è diretto e immediato come lo sfrigolio della frittura. E anche un ‘furbacchione’, secondo gli antipatizzanti, o ‘uno che se la fida’, secondo i simpatizzanti. A giudicare dal tono, lui non scherza e non finge. Ci crede davvero.
Dunque, a beddu cori…
“Sì, è un sentimento che nasce dal rapporto diretto e viscerale che ho con i palermitani e sono loro a chiedermi di esserci. Io sono della periferia, della zona Altarello-Baida. Conosco le periferie e ne ho parlato sempre. E conosco la città. C’è bisogno di un sindaco che sia estrazione del popolo e che conosca la pubblica amministrazione”.
E’ lei, onorevole?
“Sì, sono io. E non farò passi indietro perché sono una persona di parola e devo rispettare quello che prometto, soprattutto con le persone che mi vogliono bene, che credono in me”.
Lei, tecnicamente, sarebbe un uomo dell’area del centrodestra. Come la mettiamo?
“In nessun modo. Ho chiesto ai partiti del centrodestra di trovare la quadra per proporre come candidato sindaco uno che, appunto, conosca bene Palermo e i suoi problemi. Le pare che abbia ricevuto la risposta giusta? Qui ci sono tantissimi guai e nessuno ne parla. Discutono solo di alleanze, di chi sta con chi. Il mio programma è online da tre mesi. Sono stato il primo e resterò fino all’ultimo, costi quel che costi”.
Ma lei non voleva abbattere il famigerato Ponte Corleone?
“Per ricostruirlo. Ma prima dobbiamo costruire le due arterie laterali, mica sono pazzo. E’ una struttura antica, secondo me un po’ pericolosa. Pure in via Oreto c’è lo stesso problema. Ci vogliono strutture nuove ed efficienti, con le tecniche più aggiornate”.
Che sindaco sarebbe?
“Un sindaco guerriero. Andrei a Roma e mica per passeggiare a piazza di Spagna, per girare i ministeri e mostrare progetti cantierabili. Si legga il mio programma: c’è già tutto. I parcheggi, la mobilità, la sicurezza e pure le risorse. E i soldi ci sono, Pnrr e Comunità Europea. Quelle che mancano sono le scuse”.
Perché il centrodestra nicchia?
“Perché Orlando non è più candidato, altrimenti avrebbero paura. Ora sono tutti lì. Nomi rispettabili che ignorano la città. Non voglio offendere nessuno, ma non vedo neanche una persona idonea. Ci vuole più pratica e meno università, meno filosofia”.
Viene in mente, per assonanza, il candidato Roberto Lagalla, ex rettore…
“Ottima persona ma non ce la può fare. Anche lui ignora la strada, le cose. E Palermo ha problemi da mettersi le mani nei capelli”.
Lei dove si colloca politicamente, in definitiva? Non è semplice capirlo.
“Sì, lo so. Le malelingue dicono che sono un trasversalista. Io sono un centrista, un moderato. E questa battaglia la faccio per Palermo. I partiti e le collocazioni non mi interessano. E ribadisco che la farò fino all’ultimo”.
Un giudizio sul sindaco Leoluca Orlando?
“Sono onesto, a parte le ultime due sindacature è stato un buon sindaco. L’ultima si può definire deleteria. Si è fidato delle persone sbagliate, magari per amicizia, perché vuole sempre accentrare e controllare. Ma gli assessori devono essere liberi”.
Le sue liste si stanno formando?
“Che? Pronte sono. Con tante belle personalità, come Blasco Genualdi, medaglia d’oro in Afghanistan”.
Lei ci crede davvero?
“E perché no? A beddu cori”.
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01 Aprile 2022, 06:03