L’agente ucciso dal clan |Dal carcere: “Perdono”

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15 Febbraio 2018, 05:51

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CATANIA. Fu una notte terribile. Di sangue. Fu la notte consegnata all’orrore da quel mandante che da lì a breve, sarebbe divenuto collaboratore di giustizia: Giuseppe Maria Di Giacomo arruolatosi giovanissimo nella criminalità organizzata.
La notte del 25 marzo 1994, l’assistente capo di Polizia Luigi Bodenza venne ucciso con 13 colpi di pistola all’altezza di via Due Obelischi mentre stava rincasando dopo il servizio. 
Una delle pagine più cruente della città di Catania. 
All’ergastolo vennero condannati, per l’appunto, il boss Di Giacomo, e Vittorio La Rocca, mentre i collaboratori di giustizia Alfio Giuffrida e Salvatore Troina a 15 e 16 anni di reclusione.

Vittorio La Rocca oggi ha 61 anni e si trova in carcere a Spoleto. A distanza di quasi ventiquattro anni, da dietro quelle sbarre, La Rocca ha deciso di scrivere di suo pugno una lettera autografa consegnata a Live Sicilia, nella quale invoca il perdono della vedova dell’assistente capo Bodenza e dei suoi figli orfani di un padre mai più tornato a casa.
Ve la riportiamo di seguito:

La lettera di Vittorio La Rocca

Gentilissima signora Bodenza,
chi le scrive è il detenuto La Rocca Vittorio, sto scontando la pena del terribile reato di omicidio per avere partecipato all’omicidio di suo marito. Inizio dicendole che nonostante sono passati 24 anni non c’è giorno che questo triste fatto non mi tormenta nel cuore e nell’anima. Da tempo penso e ripenso di scrivere a lei ai suoi figli per dirgli che mi fa soffrire tanto il pensiero che per causa mia, tanto a lei che ai suoi figli, vi ho recato una sofferenza e un dolore atroce togliendole il marito a lui e il padre ai suoi figli.

Con questa mia mi sento di fare una premessa, e cioè questa lettera verte solo esclusivamente di poter dire tutto quello che da oltre 20 anni non mi fa vivere senza sensi di colpa.
Secondo punto, questa lettera è motivo soprattutto di riuscire ad ottenere il vostro perdono, questo pur sapendo il male che ho recato a tutta la sua famiglia. Mi creda non sto qui allo scopo di ottenere uno sconto di pena, per avere partecipato ad un omicidio di una persona onesta e lavoratore, e questo mi fa stare ancora più male.

Signora Bodenza spero che un giorno avrò la possibilità di avere il suo perdono e quello dei suoi figli, e mi scuso che con questa mia lettera, gli faccio ricordare quel brutto giorno. La saluto a lei e i suoi figli.

La Rocca Vittorio

Pubblicato il

15 Febbraio 2018, 05:51

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