11 Marzo 2017, 16:29
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PALERMO – “Dunque, signor Vitale, io le mostrerei un album fotografico con 34 fotografie, redatto dalla Squadra Mobile di Palermo”, è la prima domanda che il 7 febbraio scorso il pubblico ministero Siro De Flammineis rivolge al neo pentito Giovanni Vitale. In realtà i riconoscimenti inseriti nel verbale si contano sulle punte delle dita di una mano. Il resto è ancora top secret. Il mensile “S” nelsuo nuovo numero in edicola pubblica tutte le foto.
La prima foto da cui parte l’intero interrogatorio è quella di Francesco Ciccio Fascella. Vitale lo conosce, sa che è il signore della droga del rione Guadagna. Non è con lui, però, ma con i figli e i nipoti che ha lavorato nella sua parentesi di ras degli stupefacenti. Dopo il 2002-2003 si mise in società con Antonino Guida, altro trafficante di droga, pure lui divenuto collaboratore di giustizia.
Le sue dichiarazioni vengono riscontrate da quelle di Vitale e per gli imputati del processo nato dall’indagine ‘vai e vieni’ la posizione si complica: “… me lo presentò a Guida Antonino Rosario Profeta”. Vitale ha lavorato nella ditta di autotrasporti di Profeta, nome che conta a Santa Maria di Gesù. Chi meglio di un rapinatore di tir, di questo viveva Vitale, poteva tenere i male intenzionati alla larga dai mezzi di Profeta.
Poi, fecero una società: “Mi sembra che all’inizio abbiamo messa 10 mila euro l’uno… o erano 10 mila o erano 20 mila, comunque una cosa di queste. Saliamo a Napoli e acquistiamo la cocaina… so che c’era un certo Antonio a Napoli dove andavamo noi, perché andavamo vicino… vicino la stazione, via Firenze mi sembra, Hotel… poi venivano dei ragazzi in albergo… ci dicevano quello che volevamo e ci facevano avere degli ovuli di eroina…”.
I grossisti napoletani “glieli aveva presentati suo cugino Massimo Billeci… Billeci però diciamo in questa situazione non c’entrava, Billeci più che altro faceva le patacche.. vendeva le patacche… a Napoli, Milano, Roma, Palermo…”.
Il primo carico di eroina costò 42 mila euro, “mi sembra che il corriere è stato il cugino di Manuela, non mi ricordo… adesso è moglie di Pietro Lucido”. L’eroina veniva rivenduta “a 90 mila euro il chilo, più della cocaina, a Ricco Francesco Paolo, detto Paoletto, dello Zen”. Per aggirare i controlli “la facevamo arrivare nella confezione di caffè noi… o nei pupazzi.. all’ultimo c’è stato poi il succo di frutta”.
Tra i corrieri Vitale indica “una certa Adele, poi il cugino di Manuela e una volta mi sembra che l’ha fatto anche mio cognato come corriere Napoli Palermo… c’è anche un altro corriere… Pancamo c’era…”. Negli anni successivi Profeta sarebbe uscito dalla società. Vitale e Guida avrebbero proseguito:”… dai Fascella prendevamo un chilo di cocaina quasi ogni mese. Tutti e due, Salvatore e Giuseppe…. i figli di Pietro.
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11 Marzo 2017, 16:29