09 Ottobre 2014, 12:50
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PALERMO – Nel settore edile in Sicilia i licenziamenti sono arrivati a quota 80.000 fra diretti e indotto, pari alla popolazione di una città come Marsala. Di contro, continuano a restare bloccati 1.123 milioni di euro per il settore. Lo denuncia il Comitato di presidenza di Ance Sicilia, sottolineando che “con queste politiche economiche non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel della crisi” e che i con i loro legali stanno”studiando sul piano normativo l’ipotesi di avviare un’azione di responsabilità”. Il Comitato di presidenza ha ricordato che le imprese edili dell’Isola avanzano 1,5 miliardi di euro dalle pubbliche amministrazioni per opere eseguite. Come ha certificato il ministero dell’Economia, la Sicilia è l’ultima fra le Regioni italiane per pagamento dei debiti alle imprese.
E dopo sei mesi dal varo della legge all’Ars, non c’è ancora certezza sulla disponibilità di 340 milioni destinati alla copertura dei debiti contratti dalla Regione e dagli enti locali (il cui sblocco dipende da una firma, che non arriva, sull’accordo Stato-Regione); né sull’allargamento del Patto di stabilità che libererebbe risorse aggiuntive per 400 milioni. Ha destato sgomento, inoltre, il fatto che per garantire spese correnti e improduttive rispettando il Patto di stabilità, da dicembre 2013 a giugno 2014 la Giunta regionale ha deliberato il definanziamento di importanti infrastrutture pronte per andare in gara, la cui copertura finanziaria è stata rinviata a programmazioni successive o di cui non è più neppure previsto il rifinanziamento, per un totale di 383,3 milioni di euro, più di quanto valgono i lotti 6, 7 e 8 della Siracusa-Gela da poco appaltati: come dire, da un lato si dà e dall’altro si toglie. Nemmeno dal governo nazionale, secondo l’Ance, arriva un conforto. Il decreto “Sbocca Italia” può liberare “solo briciole per gli anni 2015 e 2016”.
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09 Ottobre 2014, 12:50