05 Agosto 2020, 18:52
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PALERMO – L’alluvione che il 15 luglio scorso ha devastato Palermo non ha risparmiato la Biblioteca centrale della Regione Siciliana: circa seimila fra i volumi conservati al suo interno sono stati danneggiati dall’acqua, infiltratasi impetuosa nei magazzini. Ora il sito culturale in corso Vittorio Emanuele è di nuovo aperto al pubblico e c’è ottimismo sull’eventuale recupero di tutte le opere ‘sfortunate’, ma secondo diversi attori della cultura siciliana vanno comunque sciolti gli annosi nodi della rivalutazione dei luoghi chiave.
“Ci siamo ritrovati qualcosa come seimila libri totalmente bagnati – racconta Ketty Giannilivigni, rappresentante della Cgil alla biblioteca – che noi dipendenti abbiamo tirato fuori dai magazzini personalmente e di certo senza percepire nessuno straordinario. Parliamo di volumi stampati anche risalenti al Cinquecento. In assenza dei metodi ‘scientifici’ da adottare in queste situazioni, come il congelamento, per i quali chiaramente servono fondi, gare e macchinari da recuperare anche dall’estero, non potevamo che mettere i libri all’aria sperando di salvarli. D’altronde – ribadisce – parliamo di seimila libri per circa quindici persone. Cos’altro avremmo potuto fare?”.
Dopo la bomba d’acqua Giannilivigni aveva fatto diversi appelli, appoggiati fra gli altri dal sindacato, “perché per giorni e giorni da parte dell’amministrazione non c’era stata nessuna dichiarazione sulle condizioni della Biblioteca centrale. Avevamo quasi paura che chiudesse del tutto. Poi sono arrivate le parole dell’assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà – precisa – ma comunque dopo due settimane. Il direttore Carlo Pastena ha riaperto la biblioteca al pubblico, che riteniamo sia ottimo, ma resta importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che le biblioteche a livello nazionale sembrano le ‘Cenerentole’ dei beni culturali. Già l’evento traumatico dell’alluvione ha messo in luce le carenze di una sede così importante, strutturali e non solo; ora che intenzione ha la politica? Di lasciare tutto in condizioni precarie a vita?”.
L’esperienza del personale della biblioteca e l’immagine di quei volumi malridotti hanno scosso anche Camilla Perretta, direttrice del sito dal 1971 al 1995. “Vedere i libri dovunque è stato possibile sistemarli perché potessero asciugarsi, sui tavoli, sulle sedie, sul pavimento, mi ha colpito profondamente – si legge in una sua lettera all’attuale direttore, apparsa sul sito dell’agenzia stampa Pressenza – e mentre ho apprezzato l’attenzione di tutto il personale nel trattare i libri con ogni possibile cautela, mi sono posta gli stessi interrogativi che sin dal primo momento si è ovviamente posto anche Lei. Dove poter sistemare i volumi man mano recuperati, dove trovare lo spazio adatto (condizioni ambientali, sicurezza, vicinanza all’istituto) perché vi venga attrezzato un laboratorio dove per molti, molti mesi, i restauratori del laboratorio di restauro della biblioteca, con la partecipazione eventuale di operatori che vengano anche da altre biblioteche italiane, possano eliminare muffe, restaurare dorsi e copertine?”.
“Gli spazi della biblioteca sono insufficienti da decenni – constata Perretta nella sua lettera – e nonostante le segnalazioni dei direttori fin da anni lontani, nessun locale veramente adatto e adeguatamente allestito ha dato la possibilità di custodire e conservare e tutelare in modo appropriato il patrimonio librario custodito in biblioteca, che è patrimonio di tutti, di tutto il Paese. La Biblioteca centrale – conclude – è la più importante della Regione e non può fermarsi, è un organismo in crescita, un istituto che provvede alla custodia, alla conservazione e alla tutela di un patrimonio librario importantissimo per la cultura e per gli studi”.
Torna a rafforzare il concetto anche Giannilivigni: “Parliamo di una biblioteca che non è soltanto dei siciliani – dice – ma che riceve richieste anche dal resto del mondo, soprattutto per i periodici, di cui custodiamo e preserviamo intere raccolte. Un ulteriore motivo per cui è fondamentale compiere passi decisivi, come procedere alla verifica dello stato complessivo dell’edificio: di fatto l’acqua è entrata all’interno perché non si faceva manutenzione da tanto tempo. Ora ci sono seimila libri da restaurare, per i quali fortunatamente ci sarebbero i fondi, ma bisogna capire se possono essere del tutto recuperati anche i magazzini. Che comunque – sottolinea – anche nel migliore dei casi non basterebbero più, come dice l’ex direttrice Perretta, e la biblioteca sta esplodendo. Non aspettiamo la prossima bomba d’acqua”.
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05 Agosto 2020, 18:52