L’Amia sull’orlo del fallimento

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16 Febbraio 2012, 13:08

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C’è tempo fino a maggio per risanare l’Amia, altrimenti il fallimento sarà inevitabile. E l’unico che può fare qualcosa per salvare l’azienda è il governatore siciliano, Raffaele Lombardo, che però, al momento, ha bloccato tutto. L’ultimatum è stato dato ieri, in occasione del vertice romano organizzato presso il ministero per lo Sviluppo economico e richiesto proprio dai commissari, che ha visto la partecipazione di Luisa Latella. Un summit che non ha di certo fugato i dubbi sulla sopravvivenza dell’azienda. Anzi forse li ha, se possibile, aumentati.

La società partecipata interamente dal Comune di Palermo, infatti, ha tre grossi problemi: adeguare il contratto di servizio di altri otto milioni, rispetto ai 115 attuali; pagare 100 milioni di debiti, di cui un terzo fra Inps e Agenzia delle Entrate, un altro terzo per i fornitori e la restante per i tfr dei 1613 lavoratori, cui si aggiungono gli 850 di Essemme; risolvere la questione con l’Amap di 175 operai per la pulizia delle caditoie che l’Amia vorrebbe cedere proprio all’azienda per il servizio idrico. Questioni che si trascinano da tempo, alle quali la passata amministrazione non aveva saputo dare risposta e che continuano a restare insolute.

Partiamo dal contratto di servizio. Nonostante la pressanti richieste inviate da Palazzo delle Aquile all’indirizzo di Palazzo d’Orleans e del governo nazionale, gli otto milioni, che dovrebbero essere strutturali, non sono saltati fuori. Se ne potrebbero recuperare due dalla lotta all’evasione della Tarsu, ma solo con l’aumento della stessa tassa sui rifiuti si potrebbero reperire le risorse necessarie. Una prospettiva, però, che non entusiama Sala delle Lapidi, alle prese con una già difficile campagna elettorale: un’eventuale stangata sui già tartassati palermitani sarebbe un obolo troppo alto da pagare a pochi mesi dalle elezioni.

Passiamo ai debiti. Un concordato preventivo permetterebbe di pagare 50 milioni, condonando gli altri. Peccato che il Comune questi soldi non li abbia. L’ipotesi di un mutuo, garantito dalla Regione, è sfumata (per l’indisponibilità di Palazzo d’Orleans) e l’unica via d’uscita sembra la vendita degli immobili ceduti dal Comune per ricapitalizzare l’azienda o del 49% delle azioni di Amg, che valgono circa 60 milioni.

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Infine gli operai per le caditoie. Il progetto di passarli all’Amap, com’era prevedibile, è stato bocciato: la mobilità fra aziende private, infatti, infrangerebbe la legge. Il problema, però, resta: l’Amia svolge un servizio che, per contratto, competerebbe all’Amap, la quale dovrebbe girare i soldi ricevuti dal Comune all’azienda per l’igiene ambientale. Ma è proprio qui il problema: Amia sostiene che Amap trattenga quattro dei sette milioni che riceve, Amap invece dice di darli tutti. “Il problema – spiega Vincenzo Cannatella, presidente dell’Amap – è che questi lavoratori erano part time. Amia li ha passati full time, per questo mancano i soldi. Lo abbiamo ripetuto mille volte: noi non tratteniamo nulla. L’unica cosa che possiamo fare è affidare ad Amia altri lavori, per un totale di 1,5 milioni”.

A conti fatti, quindi, mancano all’appello 8,5 milioni. Se entro maggio, cioè prima dell’elezione del nuovo sindaco, non si scioglieranno i nodi, a cui si aggiunge la cessione del 40% dell’azienda ai privati, per maggio del 2013 l’Amia fallirà. I commissari, entro due giorni, faranno avere alla Latella un quadro chiaro dei conti dell’azienda, da presentare lunedì in un incontro con i sindacati. Per la settimana prossima è prevista una seduta ad hoc del consiglio comunale.

Intanto, l’unica via praticabile per tappare i buchi è la cassa integrazione straordinaria, che il ministero ha accordato per un anno a patto che venga presentato un piano di risanamento. E qui dipende tutto dalla Regione. Ad andare in cassa integrazione potrebbero essere in 50 o in 500, a seconda che Palazzo d’Orleans finanzi o meno il secondo step della raccolta differenziata porta a porta, che coinvolgerebbe 230.000 cittadini. Una “fase due” che impiegherebbe 400 operai, altri 250 andrebbero allo spazzamento e gli altri per i mercatini. “Il problema non è che mancano le cose da fare – dicono dall’azienda – a mancare sono i soldi”. Il sospetto, nemmeno troppo velato, è che Lombardo blocchi tutto aspettando che si risolva la questione Monterosso, a cui ancora non sono state affidate deleghe in attesa di dirimere la questione sulla legittimità della nomina.

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16 Febbraio 2012, 13:08

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