18 Novembre 2020, 07:00
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PALERMO – C’era il forte sospetto che si trattasse di un mare magnum di illegalità e il sequestro di oggi lo confermerebbe.
La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni chiesto dalla Procura della Repubblica di Palermo ed emesso dal giudice Claudia Rosini nei confronti del commercialista palermitano e amministratore giudiziario Maurizio Lipani e della moglie Maria Teresa Leuci.
Sotto sequestro finiscono conti correnti, immobili, terreni, magazzini, box, un Suv e una barca (GUARDA IL VIDEO). Il tutto per un valore di un milione e 200 mila euro. A tanto ammonterebbero i soldi che Lipani, oggi agli arresti domiciliari, avrebbe prelevato dai conti correnti delle società che gli erano state affidate prima dalle sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali di Palermo e Trapani e poi dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati.
Nella prima inchiesta erano stati confiscasti ai due coniugi beni per 459 mila euro, compreso un attico in centro, ma ora la cifra schizza. Lo scorso luglio su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Francesca Dessì e Gianluca De Leo, Lipani e la moglie sono stati condannati rispettivamente a 5 anni e 4 mesi e a 2 anni. Si sarebbero appropriati di beni di pertinenza della amministrazione giudiziaria dei beni riferibili a Mariano ed Epifanio Agate, padre e figlio, mafiosi di Mazara del Vallo.
Le indagini sono poi passate alla sezione reati contro la pubblica amministrazione, coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Claudia Ferrari, e sono andate ben oltre le confessioni di Lipani.
Secondo gli investigatori, c’era “un consolidato sistema in base al quale il commercialista operava numerosissimi prelievi di contante e bonifici dai conti delle società di cui era amministratore, alcuni dei quali giustificati come pagamento di fatture emesse dalla moglie commercialista anche se mai autorizzate da parte del giudice delegato”.
Gli agenti della Dia hanno spulciato i conti che riguardavano i seguenti patrimoni, per lo più in confisca definitiva: “ditta Pietro Parisi”, “Rà Gioielli di Raffaele Sasso”, “ditta a Giuseppe Alamia”, “Pierina Fiorello”, “Lorenzo Altadonna”, “Maria Biondo”. Nessuno avrebbe controllato e Lipani ne avrebbe approfittato. (Leggi: “Quando disse ‘io escluso dal sistema Saguto‘”
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18 Novembre 2020, 07:00
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