21 Ottobre 2013, 14:18
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AGRIGENTO- “Nessuno, men che meno la Procura di Agrigento che ben conosce le norme vigenti, ha mai ipotizzato di sottoporre ad indagini chi ha prestato, da civile, soccorsi ai migranti. Né mai nessuno è stato processato per queste ragioni”. E’ quanto puntualizza il procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, in merito ad alcune ricostruzioni e polemiche sui soccorsi circolate dopo il tragico naufragio di Lampedusa, secondo cui i pescatori che prestano soccorso rischiano di essere sottoposti a indagine.
“Chi, specie una certa stampa assai disinvolta, dunque, ha affermato ciò, se ne assume la responsabilità, avendo redatto – mi si permetta – mistificanti resoconti giornalistici”, afferma il magistrato, che ha voluto “sgombrare il campo da qualsiasi equivoco” e ha risposto con una lettera pubblicata oggi sul sito Diritto penale contemporaneo a un editoriale uscito il 14 ottobre sul sito firmato da Francesco Viganò, ordinario di Diritto penale all’Università di Milano, e da Luca Masera, ricercatore di Diritto penale a Brescia. Rispetto all’iscrizione degli immigrati per il reato di immigrazione clandestina, il pm spiega che “i giudici di pace di Agrigento, per ragioni che non si possono approfondire in questa sede, non accolgono la richiesta di archiviazione da noi formulata e dispongono, quando il migrante non beneficia di asilo politico o comunque di provvedimenti di soggiorno per ragioni umanitarie, l’imputazione coatta”.
Nonostante durante l’udienza la Procura si reiteri la richiesta di non luogo a procedere, “questa fino ad oggi viene disattesa e, quando si riesce a celebrare il processo, gli imputati vengono condannati alla pena pecuniaria prevista”, aggiunge Fonzo. Sul trattenimento degli immigrati presso i Cie oltre i termini di legge, spiega poi il magistrato, “la stragrande maggioranza dei migranti pur arrivando in Italia, non vuole permanere nel nostro Paese, bensì raggiungere il Nord Europa spesso per ricongiungersi ai familiari. Per queste ragioni essi rifiutano l’identificazione”. Questo rallenta le procedure umanitarie. A ciò si aggiungono “le esigenze investigative degli organi di polizia tese alla identificazione degli scafisti, che sovente si nascondono tra le fila dei migranti richiedenti rifugio e/o asilo”. “Con ciò – sottolinea il pm – non si vogliono giustificare ritardi o inadempimenti dello Stato Italiano, ma si tenta solo di contribuire alla conoscenza dei fatti per come si verificano ‘sul campo ‘, tenendo conto delle scarse risorse di uomini e mezzi a disposizione in questo frangente in cui la riduzione della spesa pubblica costituisce il leit motiv quotidiano degli organi di Governo”.
(Fonte ANSA)
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21 Ottobre 2013, 14:18