“Anas, mazzette e strade | Ponte Himera? Tra 6 mesi”

di

07 Ottobre 2019, 05:59

9 min di lettura

Tra le toghe della Corte dei conti, quella che vigila su Anas la indossa un siciliano. Pino Zingale è stato Procuratore generale della magistratura contabile e oggi guida la Corte dei conti del Trentino.

Dottore Zingale, di pochi giorni fa è la notizia di una inchiesta che potrebbe essere solo all’inizio. Corruzione e mazzette a Catania. Cosa non ha funzionato, al di là degli accertamenti in sede penale? Pensiamo ai controlli interni di Anas, ad esempio…

“Nel caso di Catania, i soggetti coinvolti sono controllori e controllati ed è impensabile allungare la linea di controlli all’infinito. Esiste una cosa che nessun controllo può garantire e imporre: il senso del dovere. Anas ha un sistema di controlli interni collegati alle varie procedure assai accurati e puntuali e, tuttavia, qualche volta è accaduto (non frequentemente, per la verità), che fossero aggirati. Se ne è discusso proprio giovedì nel corso di una riunione. Probabilmente il punto debole è il radicamento territoriale del personale non dirigenziale (tutti i soggetti coinvolti nei fatti di Catania sono non dirigenti) che, per ragioni anche contrattuali, è impossibile movimentare se non con il loro consenso e con costi assai elevati per Anas”.

Insomma, bisognerebbe evitare di lasciare gli impiegati di Anas per troppo tempo nello stesso luogo di lavoro.

“Occorre trovare lì una soluzione. Non è ammissibile che un impiegato che gestisce o controlla lavori pubblici resti sullo stesso territorio per decenni. E’ naturale che si creino incrostazioni e rapporti che possono deteriorare e favorire fatti corruttivi. Un altro meccanismo di controllo e prevenzione, pure all’esame, è quello delle verifiche a campione a sorpresa, con personale in servizio in territori distanti da quello interessato. Ma deve essere chiaro un concetto: chi è determinato a fare mercimonio della propria funzione continuerà a farlo nonostante i rischi di essere scoperto. Ed aggiungo che non è un fenomeno collegato all’età ed alla carriera (si dice che i giovani siano più sensibili al tema della legalità). Uno degli indagati è un dipendente di Anas molto giovane. E’ un problema di valori e formazione culturale che, purtroppo, la nostra società ha ampiamente trascurato”.

Quell’indagine, anche stando alle parole del Procuratore Zuccaro, potrebbe essere la classica “punta dell’iceberg”: che effetti può avere quella vicenda nelle vostre attività di controllo e verifica? Ci potrebbero essere anche delle conseguenze relative all’erario?

“Ho sentito il Procuratore Zuccaro, che ringrazio per lo spirito collaborativo manifestato, subito dopo gli arresti. Le indagini sono tuttora in corso e non ho elementi per affermare o meno che si tratti della punta di un iceberg. Quello che posso dirle è che ho avuto contezza di reazioni assai dure da parte della dirigenza di Anas, anche di quella locale di Catania. Per i responsabili, accertati i fatti,  ci sarà il licenziamento, a prescindere dalla sanzione penale. Poi ci saranno le conseguenze patrimoniali che saranno valutate ed attivate dalla Procura della Corte dei conti, visto che i fatti, per come stanno emergendo, evidenziano sia un danno connesso al pagamento di lavori non eseguiti, sia un danno da disservizio ed all’immagine di Anas. Mi sento, però, di potere affermare che il personale di Anas, nel suo complesso, è costituito da soggetti con un forte senso di appartenenza all’istituzione e sostanzialmente sano. Facciamo molta attenzione a non generalizzare: faremmo un torto alla stragrande maggioranza dei dipendenti Anas”.

Ma serve un “giro di vite” sui controlli?

“Per quel che riguarda i nostri controlli solleciterò l’Ad ed il consiglio di amministrazione di Anas ad una intensificazione della vigilanza sul territorio e verificherò i risultati nel tempo. Devo pure sottolineare come la tutela societaria di Anas, che in passato ha dovuto gestire anche altri sgradevoli episodi, sia affidata da qualche anno ad un ex ufficiale dei carabinieri che con grande professionalità svolge il suo compito”.

Voltiamo pagina: da quattro anni e mezzo è crollato il viadotto Himera, sull’autostrada Palermo-Catania. Possibile che ci voglia tanto tempo per ricostruirlo? Dove si inceppa il meccanismo? 

“Immagino che nella sua domanda ci sia un sottile riferimento ai tempi, ben diversi, del ponte sul Polcerva a Genova. Una prima differenza: per il viadotto Himera si sono seguite le procedure ordinarie, per il ponte sul Porcerva sono state previste procedure commissariali. Il risultato è che l’avvio dei lavori, senza particolari intoppi e dopo una gara europea, è potuto avvenire solo nel maggio 2018, dopo l’esecuzione anche di complesse verifiche geologiche (l’Himera era stato colpito da una frana), ed il completamento è previsto, adesso, entro il mese di maggio 2020, con un ritardo causato dalle avversità meteorologiche dello scorso inverno e soprattutto dalle sopravvenute difficoltà finanziarie del fornitore della carpenteria metallica che ha presentato istanza di concordato. Ovviamente la procedura commissariale è assai più snella e veloce, ma con costi molto maggiori: l’Himera costerà 2.900 euro al metro quadro, il ponte di Genova quasi 8.000, cioè il 172% in più. Il meccanismo non credo si inceppi, è che se vogliamo coniugare trasparenza, economicità, efficienza ed efficacia in modo accettabile ci sono dei passaggi tecnici che difficilmente si possono eliminare (se non in casi eccezionali, come quello del ponte di Genova). Se sia possibile comprimere i tempi tecnici della procedura ordinaria allora la mia risposta è sicuramente si, ma questo non dipende dalla struttura di Anas”.

Articoli Correlati

A proposito di autostrade, qui in Sicilia da anni e periodicamente spuntano progetti di governo e Parlamento, finalizzati alla “fusione” tra il Consorzio autostrade siciliano e Anas. Secondo lei è un bene o un male? Quali i vantaggi e quali i rischi?

“Non è né un bene né un male: è una scelta politica. Sicuramente Anas è un soggetto industriale con molta esperienza in tema di strade ed un grandissimo know how che l’ha portata anche a proiettarsi all’estero, e potrebbe dare una grande mano al riordino e rilancio del Cas. Da un punto di vista tecnico non ci sono problemi e più volte ci sono state interlocuzioni tra il governo regionale e Anas per verificare la percorribilità di una simile soluzione che, peraltro, con un forte apporto di liquidità da parte di Anas consentirebbe di ripianare le situazioni debitorie del Consorzio. Ma ripeto, si tratta di scelte politiche sulle quali non ho titolo ad interloquire. Quello che posso dire è che non mi risulta che Anas abbia mai frapposto ostacoli ad una simile soluzione e, probabilmente, un riavvio del dialogo potrebbe anche esserci in tempi brevi”.

Anas ha personale sufficiente e adatto per gestire l’intera rete autostradale siciliana? E qual è lo ‘stato di salute’ dell’ente da questo punto di vista?

“Anas è assolutamente in grado di gestire l’intera rete autostradale siciliana e, probabilmente, anche qualcosa di più. Quando sono arrivato in Anas come magistrato delegato al controllo, dopo un po’ mi sono chiesto per quale motivo fossero i privati a gestire gran parte della rete autostradale italiana e, soprattutto, per quale motivo fosse stata tolta al Anas la vigilanza sui concessionari delle autostrade. Col senno di poi possiamo affermare che non è stata una scelta felice. Anas è dotata di personale altamente qualificato, sia dal punto di vista tecnico che amministrativo ed ha le risorse finanziarie ed umane necessarie per potere confermare la propria posizione di leader nel settore. Ma anche qui si tratta, in gran parte, di scelte politiche, innanzi alle quali il magistrato deve fermarsi”.

Cosa può cambiare, magari anche in Sicilia, con l’inserimento di Ferrovie dello Stato?

“Guardi, la scelta di inserire Anas in Ferrovie dello Stato è stata sempre oggetto di forti riserve da parte della Corte dei conti, che sono state sottolineate in occasione della relazione annuale al Parlamento. Personalmente non ne comprendo né le ragioni industriali né quelle economiche e tecniche. Sono due mondi completamente diversi. Si parla di vantaggi sinergici e di economie che sarebbero derivati dall’inserimento di Anas nel gruppo FFSS che, però, fino a questo momento, dall’esame dei bilanci di Anas, non ho avuto modo di apprezzare. Anas, a differenza di FFSS, esercita tutta una serie di attribuzioni pubblicistiche che la legge le affida (tra l’altro i suoi dipendenti sono anche agenti di polizia stradale) e, nonostante la sua trasformazione in ente pubblico economico, prima, ed in società per azioni, poi, ha conservato, come ha più volte chiarito la Corte di Cassazione, la sua natura di soggetto pubblico. Il volerlo incasellare a tutti i costi nel gruppo FFSS, privandolo dell’autonomia indispensabile al libero esercizio della funzione pubblica, dovendo sottostare a tutta una serie di legittimi vincoli originati dalla capo gruppo, è incompatibile con la sua natura pubblicistica. Se ne era reso conto anche lo scorso governo che più volte aveva manifestato l’intenzione, mai attualizzata, di riportare Anas fuori dal gruppo FFSS. Peraltro il traffico su gommato e quello su ferrovia sono sempre stati in concorrenza, come è possibile, quindi, mi chiedo, che abbiamo un unico proprietario? Lei mi chiede quali vantaggi in Sicilia? Dia un’occhiata alla rete ferroviaria in Sicilia”.

In cosa consiste la vostra attività? Su cosa vigilate e quali sono gli strumenti a vostra disposizione?

“La Corte dei conti, per disposizione costituzionale, esercita il controllo sulla gestione degli enti ai quali lo Stato contribuisce in via ordinaria, riferendo una volta all’anno al Parlamento attraverso una deliberazione dell’apposita Sezione del controllo enti, una Sezione che dovrebbe esistere anche in Sicilia per gli enti regionali ma che non è mai stata istituita (e non mi chieda il motivo perché non lo so, ma lo posso immaginare). Per gli enti di elevata complessità, e tra questi l’Anas, la legge prevede, addirittura, che un magistrato stia in permanenza presso l’ente controllato e partecipi alle riunioni degli organi di gestione e di controllo interni: in quella sede può valutare in concreto lo svolgimento della gestione e, assumendo anche informazioni ed atti da parte degli uffici, verificare il rispetto della legge”

E se la legge non viene rispettata?

“In casi di gravi irregolarità il Magistrato delegato deve riferirne al Presidente della Sezione di controllo affinché quest’ultima ne sia investita ed eventualmente proceda alla prevista segnalazione al Ministero vigilante. Ovviamente, nei casi più gravi, il Magistrato delegato provvede, autonomamente, a segnalare i fatti di reato o di danno erariale alle competenti procure penali e contabili per gli accertamenti di competenza. Per il resto la Corte non ha grandi strumenti a disposizione. Esiste, però, la cosiddetta moral suasion che l’esperienza e l’autorevolezza del singolo magistrato sono in grado di mettere in campo, prevenendo piuttosto che reprimendo situazioni critiche. Devo dire che, nella mia esperienza, difficilmente presso gli enti che ho controllato ho riscontrato refrattarietà alle pacate riflessioni del magistrato ed Anas non si sottrae a questa regola: grande spirito di collaborazione, ampio supporto tecnico e logistico e pronta reattività ad ogni utile osservazione sul piano della legittimità. Anas è una grande risorsa per lo Stato ed è molto di più e meglio di quello che appare. Buttare l’acqua sporca con il bambino dentro non sarebbe un’idea felice”.

Pubblicato il

07 Ottobre 2019, 05:59

Condividi sui social