09 Maggio 2016, 18:36
1 min di lettura
PALERMO – Giovanni Rinicella aveva 50 anni. È deceduto all’ospedale Civico di Palermo dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico al cervello per un aneurisma. In ospedale c’era tornato dopo essere stato dimesso.
La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e il pm Federica La Chioma ha fatto eseguire l’autopsia. Quattro persone sono finite nel registro degli indagati. L’esposto è stato presentato dal fratello, dalla moglie e dai tre figli della vittima.
Questi i fatti come sono stati denunciati dai familiari. Il 18 aprile scorso Rinicella ha un terribile mal di testa. Si presenta al pronto soccorso. Dopo avere atteso con un codice verde, rimane sotto controllo per due giorni e viene eseguita una Tac. All’esito dell’esame strumentale il paziente viene dimesso. Torna a casa con la prescrizione di eseguire un’angiotac in una struttura esterna per poi tornare di nuovo in ospedale. Una volta a casa, però, due giorni dopo le dimissioni l’uomo si sente male e perde i sensi. Il fratello denuncia di avere chiamato il 118 e poi, vista l’attesa, di avere deciso di trasportare da solo il paziente in ospedale.
Qui viene operato d’urgenza. Dopo 13 giorni di coma il decesso. I parenti, assistiti dagli avvocati Marco e Valentina Clementi, ritengono che si sia trattato di un caso di malasanità. L’autopsia, già eseguita, dovrà stabilire se le prime dimissioni furono affrettate e se, dunque, il decesso poteva essere evitato oppure se si sia trattato di un tragico evento senza alcuna colpa da parte di medici e sanitari.
Pubblicato il
09 Maggio 2016, 18:36