28 Luglio 2009, 17:40
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Claudio Martelli, già ministro della Giustizia in tempi oscuri e infuocati, già delfino socialista di Bettino Craxi, non ha perso la la lucidità di testa fine della politica. Intorno all’acume, in questa intervista, fiorisce il ricordo di anni difficili. Dalla trincea del ministero, Martelli chiamò Giovanni Falcone “per costruire la casa dell’antimafia” e un’alluvione di critiche inondò il giudice, considerato fino a quel momento integerrimo. Falcone che “se la faceva con i socialisti”: un atto impuro. Era un’accusa priva di orizzonti che incendiò soprattutto gli animi di certi ayatollah della sinistra più radicale. E nessuno ha mai chiesto scusa.
Onorevole Martelli, all’epoca lei era ministro in un settore fondamentale. Impossibile che non sapesse della famosa trattativa tra mafia e Stato.
“Qualche elemento trapelò, in effetti. Proprio nel luglio del ’92, Vito Ciancimino disse qualcosa che apprendemmo dalle agenzie. Per tutta risposta integrammo un decreto in discussione al Senato, estendendo il sequestro dei beni dei mafiosi anche ai collusi. Era proprio il caso di Vito Ciancimino. Una risposta dura e calibrata”.
E la trattativa?
“Forse fu un tentativo di tagliare le ali estreme, come si dice in politica. Di mettere da parte, da un lato, gli stragisti di Cosa nostra, dall’altro gli onesti e gli intransigenti delle istituzioni. Qualche dubbio a riguardo lo conservo ancora”.
Paolo Borsellino morì a causa di questo peculiarissimo contesto?
“Non mi pare logico. Intavolo una discussione e ammazzo un magistrato? Se uno vuole trattare abbassa, di solito, i toni. Non si mette a sparare”.
Pino Arlacchi ha dichiarato di recente: lo Stato non volle battere la mafia.
“Posso parlare per me. Di colpi ne abbiamo dati parecchi e bene assestati. In tanti collaborarono per quei colpi significativi”.
Emanuele Macaluso ha scritto sul “Foglio” una lettera durissima. Nel mirino “un sedicente comitato antimafia” operativo in quegli anni. Quelli che attaccarono Falcone e che spararono a palle incatenate contro Sciascia, per citare qualche esempio scelto da Macaluso.
“Sottoscrivo, quell’antimafia dovrebbe chiedere scusa. Infatti…”
Infatti?
“…Falcone ruppe con Leoluca Orlando”.
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28 Luglio 2009, 17:40