01 Ottobre 2016, 19:49
3 min di lettura
PALERMO – “Non esiste un’antimafia buona o cattiva, ma esistono dei soggetti che ne hanno approfittato. L’indagine aperta dalla commissione parlamentare antimafia e le verifiche ancora in corso sono fatte per evitare che comportamenti di quel genere possano trovare spazio ulteriore all’interno delle organizzazioni pubbliche e private. Vorrei vedere un’antimafia che smette di essere aggettivo e che torna ad essere sostantivo”. L’ha detto il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, nel corso di un dibattito nell’ambito dell’undicesima edizione della festa del comitato Addiopizzo al complesso dello Spasimo di Palermo. “Oggi i mafiosi sono in grado di utilizzare tutti gli strumenti consentiti dal progresso – ha aggiunto Lo Voi – e questo è uno dei settori su cui dovremo investire le nostre migliori energie per il futuro”.
Lo Voi ha poi criticato la stampa, che ha dato notizia dell’inizio della collaborazione di giustizia di Antonino Pipitone: “E’ stato enfaticamente definito boss e invece è stato un importante uomo d’onore; ora, lungi da me l’idea di irreggimentare la libertà di stampa, ma mi chiedo se questa corsa a pubblicare per primi la notizia di questa collaborazione non sia un effetto negativo di un certo modo di intendere il giornalismo che punta all’interesse immediato ma che perde di vista il contesto è le esigenze complessive”.
Ancora Lo Voi: “Ho raccomandato ai miei colleghi sottoposti a determinate misure di protezione di prestare attenzione a qualsiasi cosa arrivi sui nostri tavoli: sembra di potere avvertire una certa fibrillazione che potrebbe portare qualche sconsiderato a un gesto verso certe personalità appartenenti allo Stato. Ai colleghi ho detto di fare attenzione alle loro dichiarazioni. Ma qualcuno in malafede ha affermato che io ho impedito ad alcuni colleghi di partecipare alle commemorazioni della strage di via D’Amelio. Una clamorosa sciocchezza detta in malafede, al punto che uno di questi colleghi, sentendosi tirato in ballo, ne ha fatto oggetto di una nota di chiarimento, peraltro non pubblicata per intero. Dove sarebbe il bavaglio per i magistrati?”.
All’iniziativa è arrivato anche un messaggio da parte del presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi: “L’antimafia sociale ha risvegliato la coscienza civile del Paese, ma ci sono state degenerazioni, emerse da inchieste su cui ha indagato anche la nostra Commissione – è il pensiero di Bindi -. Ambiguità, doppiezze e intrighi vanno smascherati ovunque, sia che si tratti di giovani promesse calabresi come Giusy Canale, condannata per truffa, o di voci storiche come Pino Maniaci, ora indagato per estorsione; sia che si tratti di figure istituzionali di primo piano, considerati ovunque campioni di legalità”.
“Con la nostra inchiesta – prosegue il messaggio della Bindi – vogliamo salvaguardare il ‘capitale morale’ di un’esperienza straordinaria che non ha bisogno di essere mitizzata ma neanche delegittimata in modo generico. Penso all’indagine sul giudice Silvana Saguto. È accettabile – chiede Bindi nel suo messaggio – denigrare e smantellare tutto il sistema delle misure di prevenzione? O non è meglio cercare i varchi in cui possono infilarsi furbi e i disonesti e chiuderli? Vogliamo cambiare il sistema, e spero il Senato faccia presto”.
“Anche le inchieste sul mondo dell’imprenditoria siciliana, sia quella conclusa con la condanna in primo grado all’ex presidente delle Camere di commercio di Palermo, Roberto Helg, sia quella ancora aperta nei confronti del presidente Antonello Montante, rivelano un uso distorto dell’antimafia. Eppure sarebbe un errore dimenticare la svolta coraggiosa di Confindustria Sicilia che dal 2007 ha deciso di espellere gli imprenditori compiacenti che pagano il pizzo. Una buona pratica che ordini professionali e altre associazioni tardano ad adottare, e anche per questo abbiamo aperto un’inchiesta sui rapporti tra mafia e massoneria”. La presidente conclude il suo messaggio con l’auspicio di rilanciare un’antimafia in grado di passare dalla supplenza alla corresponsabilità, “magari rinunciando alla parola antimafia, troppo abusata”.
Pubblicato il
01 Ottobre 2016, 19:49