L’appello di don Gioacchino Ragona: | “Manca il cibo per le famiglie”

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26 Marzo 2009, 19:08

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“Avete culle o passeggini? Servono a una giovane coppia che aspetta una bambina e non ha niente”. Alla chiesa di Santa Lucia, nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo, è un viavai di gente. Ci sono le famiglie della zona, in fila per parlare con don Gioacchino Ragona e semplici privati che lasciano di corsa sacchi di spesa poi diligentemente ordinati dai volontari. Da 4 anni, qui, nel cuore ferito di Palermo, tra il Porto, l’Ucciardone e via Libertà, c’è un sacerdote di 37 anni che cerca di aiutare come può gli ultimi. “Io preferisco chiamarli parenti – spiega quando arriva – per non ghettizzarli e perché qui si rivolgono persone di tutti i quartieri della città, anche nuovi poveri che fino a poco tempo fa avevano un reddito accettabile”.
“Non abbiamo pasta, latte, omogeneizzati, cibi in scatola  – dice  don Ragona – normalmente il Banco alimentare ci fornisce circa 1800 chili di spesa ma per questo mese possono assicurarci solo 90 chili di spesa. Sembra tanto ma non basta per le 580 persone e le 121 famiglie che assistiamo”. A metà maggio dal Banco arriveranno nuovi rifornimenti, “ma per questo mese non possiamo garantire il minimo ai bisognosi – aggiunge don Gioacchino – avremo soltanto 75 chili di pasta, 6 bottiglie di sugo, 8 scatole di omogeneizzati e 12 panettoni. Davvero troppo poco”. Il passaparola tra gli abitanti si è sparso, al punto da fare arrivare già 300 chili di spesa, ancora insufficienti però. Nel quartiere lo conoscono tutti, Don Gioacchino. Ogni domenica il sacerdote va allo stadio con i ragazzi della parrocchia, gira tra i mercanti del Borgo per sapere come vanno le cose, incontra nelle taverne chi preferisce un bicchiere di vino a un sermone. “Io sono semi astemio – precisa ridendo – ma a volte frequentare questi posti e sporcarsi le mani è utile per avvicinare chi di solito non va in chiesa”. Di storie assurde ne ha conosciute tante, come quelle di una famiglia che da 17 anni aspetta una casa popolare e dorme in una casa fatiscente. Descrive il rapporto con la gente del posto come “tra padre e figlio”. Alle pareti del suo studio, in parrocchia, le foto della sua prima messa, l’incontro con papa Wojtyla, ma anche una foto di Peppone e Don Camillo. Alle giovani coppie che si sposano il sacerdote chiede di convertire la classica offerta personale in busta in un aiuto concreto e diretto a chi ha bisogno.
Dal 18 gennaio all’interno della parrocchia c’è il centro d’ascolto “Pietro Riccio”, una onlus autogestita da 60 volontari e che perciò non riceve fondi da altre associazioni. Medici, psicologici, avvocati prestano qui assistenza gratuita. E l’appello di don Ragona è rivolto anche a chi fa “l’odontoiatra, il ginecologo, il dermatologo o l’urologo. Abbiamo sempre bisogno di medici e queste figure al momento non sono presenti al centro”. Lo sportello è aperto a tutta la città e non solo alle famiglie del Borgo, purché abbiano un reddito annuo inferiore agli 8mila euro e si siano iscritte al centro compilando una scheda. “Ma ad aprile non riusciremo nemmeno a dare una speranza di una pasqua felice a tante famiglie – ripete – chi volesse aiutarci può contattarci al numero della parrocchia, 091 303042”.

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26 Marzo 2009, 19:08

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