01 Agosto 2015, 16:22
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PEDARA – Un modello esportabile: l’architettura pensata come servizio alla società e orientata dallo spirito d’integrazione. Questo il filo conduttore degli interventi al convegno “Architettura e Cooperazione” organizzato dalla Fondazione Maria Grazia Cutuli all’interno della manifestazione culturale Quadranti d’Architettura 2015, ideata dall’Associazione Spazi Contemporanei con il Comune di Pedara. «Iniziative come queste – ha dichiarato il sindaco di Pedara Antonio Fallica – nascono grazie alla sinergia tra gli Ordini professionali di architetti e ingegneri, uniti dall’obiettivo di fornire strumenti di conoscenza ai cittadini».
Moderate da Maurizio Caudullo di In/Arch Sicilia, le sessioni dei relatori hanno esplorato gli orizzonti della ricostruzione in aree di crisi, tra tecniche innovative e approcci sociologici: «Quando ricostruisci in seguito a disastri – ha sottolineato l’architetto Mario Cutuli – l’attenzione principale deve essere alle persone, alle relazioni umane e alla società che si andrà a insediare in quegli spazi», il valore aggiunto della qualità architettonica quindi, diventa parte fondamentale di un «rinnovato senso di appartenenza a un luogo».
È la storia della scuola elementare di Herat, intitolata alla giornalista Maria Grazia Cutuli che ha perso la vita in un attentato proprio in Afghanistan nel 2001, il cui progetto e la realizzazione sono il frutto del lavoro della Fondazione che porta il suo nome e degli studi di architettura IAN+, MA0 e 2A+P: «Siamo partiti dai contenuti del lavoro di Maria Grazia, dal suo amore per quei paesaggi – ha proseguito il fratello della giornalista – abbiamo cercato di trovare soluzioni innovative per gli spazi, dove “pieni e vuoti” si alternano tra i colori del paesaggio». Un caso di successo in cui la celerità dei lavori non è andata a scapito della qualità dell’opera, superando le criticità tipiche dell’emergenza: tempestività e budget limitati. Scenari ripercorsi anche nell’intervento di Edoardo Milesi, socio fondatore di Archos, che ha posto l’attenzione sul ruolo “umanistico” della professione, sul processo progettuale che dev’essere, in prima istanza, antropologico e sociologico. «Realtà difficili impongono scelte costruttive semplici», questa la testimonianza di Alessio Battistelli, presidente di Arcò che ha lavorato a Gaza, in territorio palestinese sotto il controllo militare israeliano, il quale ha rivendicato la sostanziale unicità dell’approccio professionale in tutti i contesti: «Cerchiamo di coniugare la sostenibilità economica sociale e ambientale, vogliamo portare la qualità laddove non esiste – ha affermato – tentiamo di semplificare al massimo le tecniche di costruzione e utilizziamo principi di architettura bioclimatica affinché le conoscenze e le competenze acquisite siano trasmissibili, in modo da rendere indipendenti le comunità».
La testimonianza di Nico Lotta, presidente della Ong di matrice salesiana Vis, si è soffermata sulle opportunità di crescita umana e professionale che risiedono nella cooperazione internazionale: «Dopo lo tsunami del 2004 in Sri Lanka, ci siamo presi carico di un’intera comunità di pescatori che era rimasta senza terra e senza abitazioni – ha ricordato Lotta – dopo aver bonificato una discarica abbiamo costruito tredici palazzine di quattro piani, esperienza importante per noi e per loro, che hanno riscoperto il senso della vicinanza fisica e morale». La conclusione degli interventi è stata affidata a Enrico Vianello, dello studio TAM associati, che ha condiviso i progetti e i lavori del collettivo di professionisti che da dieci anni collabora con Emergency, la Ong di Gino Strada: «La progettazione in ambienti così difficili e estremi è stata per noi una spinta all’innovazione – ha sottolineato – l’esperienza africana ci ha consentito di sviluppare un modello da riproporre in contesti “normali”». Domande e interventi del pubblico presente hanno animato il dibattito coordinato da Francesco Pagliari, architetto e giornalista, il quale in chiusura ha ricordato il ruolo “d’accompagnamento” ricoperto dall’architettura nel mondo contemporaneo.
Battute finali di questa quinta edizione di Quadranti: oggi all’Expò dalle 17.30 “Dialogo di architettura” a cura dello studio Tejedor Linares Asociados, a seguire alle 19.30, la lectio magistralis di Franco Purini. Tutto pronto per il gran finale di domani, domenica 2 agosto, a partire dalle 19 infatti, ci sarà l’assegnazione dei riconoscimenti per questa V edizione del Premio. Il concerto di chiusura è affidato a Alfio Antico che si esibirà al cortile Expò fino alle 21.00. Aperitivo e festa finale, sempre al cortile Expò chiuderanno l’evento di quest’anno.
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01 Agosto 2015, 16:22