22 Agosto 2012, 18:27
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Quella di Rosario Crocetta “era una battuta: un modo per dire che rifiuta l’assedio vacuo ed evanescente del gossip”. Parola di Paolo Patané: il presidente nazionale dell’Arcigay, siciliano di Giarre, sposa la linea di Pierluigi Battista, che ieri sul “Corriere della Sera” ha difeso il candidato di Pd e Udc alla presidenza della Regione spiegando che “se Rosario Crocetta dice, e poi conferma con rettifica d’obbligo, che non farà più sesso una volta eletto presidente della Regione Sicilia su indicazione del Pd, tutti pensano che lo dica perché è gay. Ma tutti pensano anche che lo dica per rassicurare gli elettori siciliani retrivi interdetti all’idea di votare un candidato omosessuale”. Patané è dello stesso avviso: “Il senso della frase di Crocetta – afferma – è quello approfondito da Battista e su cui io concordo. Poi è altra cosa uscire dalla deriva del berlusconismo che ha trasformato il sesso e la sessualità in un’esibizione di machismo. Ma questa, semmai, è una ragione in più per provare a tornare ad una politica in cui donne, omosessuali, persone di colore, transessuali possano mostrare la loro competenza fuori dalle pruderie di un sistema sbagliato”.
Ad alimentare il dibattito ci pensa Stefano Bolognini. Che non è soltanto il responsabile dell’ufficio stampa di Arcigay: Bolognini, giornalista e scrittore, è autore di diversi romanzi e saggi sull’universo LGBT, cioè lesbo, gay, bisex e transgender. “Tutto l’equivoco – specifica Bolognini – è relativo all’omosessualità. Lo stereotipo vuole che un omosessuale sia genericamente sempre in cerca di nuove avventure sessuali, e Crocetta dice, mi pare scherzosamente, che se eletto potrebbe essere casto. A mio parere ha messo le mani avanti: il suo era più un messaggio a chi intenderà portare la sua omosessualità nell’alveo del dibattito politico. Crocetta con un ‘sarò casto’ che ha sorpreso tutti ha tagliato la testa al toro. Continuerà a fare sesso, ma non ditelo ai suoi avversari politici: potrebbero attaccarlo sul nulla”. Anche perché, secondo Bolognini, “un personaggio pubblico deve mettere in conto che tutta la sua esistenza, e anche la sua affettività e di conseguenza la sessualità sarà comunque oggetto di interesse. È in parte una sclerotizzazione dei media quella di annusare tra le lenzuola di questo e quel politico ed è priva di senso perché evidentemente ad un amministratore si chiede la capacità di amministrare le cose e non cosa fa a letto. La dimensione pubblica e l’interesse mediatico nascono se il politico assume con dichiarazioni e nella battaglia politica, ruoli che poi il suo approccio alla sessualità (e i fatti) smentiscono”. C’è quindi un però: “Nel caso specifico di Crocetta, che si è raccontato liberamente in prima persona – prosegue Bolognini -, mi sorprende tutto questo rumore: allo stesso modo hanno sostenuto pubblicamente di essere casti Rosi Bindi e Roberto Formigoni, senza suscitare alcun dibattito”. “Per una persona omosessuale, però – ragiona Patanè – è importante, senza essere un obbligo, anche dare un segnale di visibilità, soprattutto se si ha un ruolo pubblico, perché questo può aiutare altri ad uscire dalla paura e dal buio. Fermo restando che ognuno deve avere il diritto di determinare ciò che meglio ritiene per la sua vita e nessuno ha il diritto di sostituirsi in questa determinazione”.
D’altro canto, però, per gli esponenti dell’Arcigay la sfera affettiva è essa stessa politica. “Io penso – afferma Bolognini – che anche l’affettività condizioni le scelte politiche e amministrative. Tutti sappiamo che Casini è in coppia di fatto, Fini è divorziato, Berlusconi pure: sono elementi importanti per valutare politici che rincorrono la famiglia tradizionale per ottenere voti. Di loro tuttavia non ci poniamo il problema di che cosa facciano a letto. Crocetta ci ha tenuto a farci sapere che, beato lui, da amministratore sarà più casto di quanto non è ora. Ho letto la dichiarazione più come una boutade estiva, vista anche la provenienza e cioè Klauscondicio, un giornalismo che non brilla per capacità di inchiesta e supplisce alla carenza con un tono scandalistico e scollacciato e, spesso, inutilmente violento”. Per Patané, però, il punto è un altro: “Ha ragione Crocetta quando dice che spostare l’attenzione dal suo messaggio politico alla sua omosessualità significa costruire una campagna pubblica di gossip. Il che non vuol essere un modo di esprimere imbarazzo verso la propria sessualità, ma ribellarsi all’impreparazione, o peggio al rifiuto, di troppi alla presenza visibile di persone omosessuali in politica. Ma perché mai una persona politicamente preparata e capace, se omosessuale, dovrebbe occuparsi solo di omosessualità e non di economia o industria o agricoltura?”.
(nella foto di Dedda71 per Wikimedia Commons il presidente dell’Arcigay Paolo Patané)
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22 Agosto 2012, 18:27