L’Arcivescovo Gristina: |”Gioia specialissima”

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04 Febbraio 2013, 09:44

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<p>Il busto di Sant'Agata questa mattina in Cattedrale durante la Messa dell'Aurora (foto Fernando Adonia)</p>

CATANIA – Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata stamattina, durante la Messa dell’Aurora, dall’Arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina.

 

Eccellenza Reverendissima

Mons. Eugenio Sbarbaro, Nunzio Apostolico,

Carissimi fratelli Presbiteri e Diaconi,

Fratelli e Sorelle nel Signore,

devoti di Sant’Agata

Distinte Autorità,

 

1. Come sempre ci ritroviamo numerosi a questo appuntamento tanto atteso e desiderato.

A noi qui riuniti nella Basilica Cattedrale, si aggiungono le altre innumerevoli persone che seguono questa Celebrazione Eucaristica attraverso il collegamento televisivo.

A tutti rinnovo cordialmente l’augurio di pace nel Signore, di pace nel nostro cuore e tra noi.

Siamo qui per partecipare alla Messa dell’Aurora ed iniziare, quindi, la nostra giornata con l’incontro con il Signore. Questo ci dà tanta gioia e deve farci pure crescere nell’impegno di iniziare la giornata con la preghiera del mattino.

Oggi l’incontro mattutino con il Signore è speciale perché stiamo partecipando alla Santa Messa. Nelle altre giornate l’incontro può avvenire nella preghiera personale valorizzando anche la bella formula che da piccoli molti di noi abbiamo imparato (Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata, fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen).

2. L’incontro con il Signore ci dà oggi la gioia specialissima di riabbracciare anche la nostra Patrona, Sant’Agata. La rivediamo, non ci stanchiamo di contemplarla trattenendo su di Lei il nostro sguardo affettuoso e devoto. Scrive al riguardo un attento ed autentico devoto agatino: “Ogni anno il 4 febbraio si ripete il miracolo di un grande concorso di popolo che dalla cinque del mattino assedia la Cattedrale perché vuole vedere la sua Santa Martire. Siamo uomini e donne, giovani e non più giovani, che quando esce sant’Agata dal suo abitacolo gridiamo il nostro affetto fedele e scrutiamo il suo volto per vederne i segni della bellezza che non tramonta con il passare degli anni. […] Presente e bella è Agata Vergine, tanto bella che ciascuno di noi vorrebbe che la propria madre, la propria sorella, la propria moglie le assomigliassero, quasi che essere almeno per un po’ come Lei sia necessario per essere una vera donna” (Mons. F. Ventorino, Agata incontra Gesù nella Chiesa di Catania, in Prospettive 3 febbraio 2013).

3. Per comprendere il significato vero e profondo di questo nostro gesto di devozione, ci è di grande aiuto il brano della Lettera agli Ebrei (12, 1-4) che abbiamo ascoltato nella prima lettura.

L’autore della Lettera nel capitolo precedente aveva illustrato la fede esemplare degli antenati che indicava come modello cui ogni cristiano deve ispirare condotta ed agire.

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I nostri predecessori nella fede sono per noi testimoni di che cosa significa vivere “per fede”, cioè in filiale rapporto con Dio, con piena fiducia in Lui, in obbedienza alla Sua parola, superando le difficoltà e gli ostacoli che ci impediscono tali comportamenti.

L’autore della Lettera ci esorta a correre con perseveranza nella corsa che vi sta davanti. La nostra vita quotidiana è paragonata ad una corsa che dobbiamo fare con passo costante e leggero, deponendo, quindi, tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia. E’ indicata, pure, la condizione essenziale affinché questa corsa avvenga sempre nella giusta direzione: tenere fisso lo sguardo su Gesù Sant’Agata viene in nostro aiuto. Infatti, noi in questi giorni di festa, e soprattutto questa mattina teniamo fisso lo sguardo su di Lei. La nostra Patrona risponde al nostro sguardo e ci dice: nel mio volto devi vedere il riflesso del volto di Gesù; guardando me non devi fermarti a me, ma, anche attraverso me, devi giungere a guardare Gesù.

Ecco l’effetto dell’autentica nostra devozione a Sant’Agata: guardarla con amore ci conduce a volgere lo sguardo a Gesù e capire l’amore totale che Agata ebbe per Lui. Il Signore desidera attirare anche il nostro sguardo e il nostro cuore. Se rispondiamo subito e generosamente a questo invito, pure noi saremo totalmente orientati a Lui nei nostri pensieri e nel nostro modo di agire.

4. “Tenere fisso lo sguardo su Gesù” è l’impegno che come cristiani e discepoli del Signore dobbiamo avere soprattutto durante l’Anno della Fede che il Papa Benedetto XVI ci ha invitato a vivere dallo scorso 11 ottobre al prossimo 24 novembre, festa di Cristo Re.

Come sapete, è stata scelta la data dell’11 ottobre perché nella stessa data, cinquanta anni fa (11 ottobre 1962), Papa Giovanni XXIII apriva il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Nella Lettera Apostolica “Porta Fidei” con cui è stato indetto l’Anno della Fede, il Papa scrive: “In questo tempo terremo fisso lo sguardo su Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2): in Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano: la gioia dell’amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all’offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con al potenza della sua Risurrezione. In Lui, morto e risorto per la nostra salvezza, trovano piena luce gli esempi di fede che hanno segnato questi duemila anni della nostra storia della salvezza” (Porta Fidei, 13).

Ecco perché è importante tenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo: Sant’Agata lo ha fatto e noi, suoi veri devoti, vogliamo imitarlo in questo vitale atteggiamento.

5. Stiamo partecipando alla Santa Messa, il momento più bello in cui possiamo tenere fisso lo sguardo su di Lui.

Durante la Messa, infatti, Gesù ci parla quando è proclamato il Suo Vangelo o quando si rende veramente presente nel pane e nel vino che, per l’azione dello Spirito Santo e l’umile servizio di noi sacerdoti, diventano il suo Corpo e il suo Sangue. Il pane e il vino, ossia il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, ci vengono mostrati perché noi possiamo guardarli con fede e adorarli. Lo sguardo fisso si trasforma, poi, in comunione vera e beatificante quando riceviamo il Corpo e il Sangue di Cristo.

6. Il brano del Vangelo poc’anzi proclamato (Mt 25, 31-41) ci indica un altro modo con cui possiamo mantenere fisso lo sguardo su Gesù. Egli vuole che lo riconosciamo nel volto del nostro prossimo e, particolarmente, dei fratelli e delle sorelle che soffrono e sperimentano in modo particolare il peso della vita. Le parole di Gesù sono chiare ed inequivocabili: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose (le azioni che chiamiamo opere di misericordia corporale: dar da mangiare a chi ha fame, da bere a chi ha sete …) a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Sant’Agata ci è di esempio anche in questo, perché, come premio del suo amore fedele e generoso al Signore, è nostra potente Patrona. Come scritto nella tavoletta che secondo la tradizione fu posta accanto al suo corpo offerto per amore al Signore, Agata è “Liberazione della Patria”. Catania ne è consapevole e da sempre lo ha sperimentato.

Sant’Agata ci invita ad imitarla nell’essere pure noi “liberazione della Patria” con la nostra vita di onesti cittadini e di veri cristiani attenti al vero bene della comunità ed operosi nella carità fraterna.

Ecco, fratelli e sorelle, dove ci porta il gesto di guardare con affetto e devozione Sant’Agata: nel suo volto vediamo il riflesso del volto divino di Gesù; tenendo fisso lo sguardo su di Lui nella preghiera e soprattutto durante la Santa Messa, noi diventiamo sempre più capaci di guardare con bontà e amore il nostro prossimo, scorgendo nel volto dei nostri fratelli quello di Gesù.

Questa è la vita cristiana; questo è il cammino nel quale dobbiamo avanzare sempre. Comportarci così sarà la nostra gioia di oggi e di sempre. Vivere in questo modo significa onorare veramente ed imitare la nostra concittadina e Santa patrona Agata, Vergine e martire.

Così sia per tutti noi.

 

+ Salvatore Gristina

Pubblicato il

04 Febbraio 2013, 09:44

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