L’Ars, tra costi veri e leggende |Forse non tutti sanno che…

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27 Febbraio 2017, 15:10

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Sbatti la Sicilia in prima pagina. Perché alla fine, più brutti, sporchi e cattivi dei siciliani dove vuoi trovarne? L’effetto tv è assicurato. Tanto più se arruoli all’uopo un governatore che si presta al gioco. Lo schema è collaudato nei salotti televisivi nazionali. Eppure, quando si parla d’Ars, acronimo che negli anni è diventato sinonimo di spreco e privilegio, si può prendere qualche cantonata. Come accaduto ieri a Rai uno quando s’è parlato di contributo di solidarietà. Quello che l’Ars ha applicato, una tantum, come tutti gli altri. Per sfatare luoghi comuni e leggende, la strada migliore resta documentarsi. Per scoprire magari che la terribile Assemblea è solo un pezzo di una “camera grassa” che si aggiunge alla alta e la bassa di Palazzo Madama e Montecitorio, quella dei consigli regionali, che per anni hanno condiviso, chi più chi meno, eccessi e assurdità. E che negli ultimi anni si sono messi in qualche modo a dieta. Ecco una serie di affermazioni che meritano qualche puntualizzazione.

“L’Ars costa molto di più degli altri consigli regionali”. È vero, ma anche no. C’è infatti una peculiarità di cui tenere conto. Perché, sì, l’Ars naviga sui 150 milioni di euro all’anno e i consigli più cari non arrivano a cento, ma l’Ars paga direttamente dal suo bilancio le pensioni. Che sono sia i vitalizi degli ex deputati, sia quelle, pesantissime, dei suoi dipendenti che guadagnano molto di più dei colleghi degli altri consigli. Il totale della spesa pensionistica si avvicina ai 60 milioni. Senza, l’Ars costerebbe una cifra più o meno allineata con i consigli regionali più costosi.

“All’Ars si guadagna di più”. E’ vero per i dipendenti, non per i politici. I dipendenti dell’Ars sono agganciati a quelli delle camere nazionali. Negli ultimi anni sono stati fissati dei tetti massimi, ma la loro carriera è diversa rispetto a quella degli altri dipendenti dei consigli regionali e così i loro stipendi. I deputati invece ormai guadagnano quanto i loro colleghi delle altre regioni: 11.100 euro lordi, una parte esentasse (la diaria) e una parte tassabile. Al netto fanno più o meno ottomila euro al mese. Agli ottomila si aggiungono delle indennità aggiuntive per le cariche ricoperte (come deputato questore o presidente di commissione, eccetera).

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“L’Ars paga vitalizi d’oro”. È vero, come li pagano la Camera, il Senato e tutti i consigli regionali. Rispetto agli altri consigli regionali, i vitalizi dell’Ars costano di più, quasi 19 milioni all’anno, per due ragioni: primo, in passato i deputati siciliani guadagnavano più dei colleghi di alcune altre regioni; secondo, soprattutto, i consigli regionali sono nati nel 1970, l’Ars esiste da settant’anni e quindi ha maturato più pensionati. La reversibilità dei vitalizi, che si trasmettono anche a vedove e figli, c’è anche al Parlamento nazionale ed era prevista nella buona parte dei consigli regionali. Oggi i vitalizi sono stati aboliti: chi siede adesso in parlamento maturerà solo una mini-pensione.

“L’Ars ha tagliato i costi”. Lo rivendica la presidenza di Sala d’Ercole. È vero, l’Ars ha introdotto dei risparmi, che si faranno più consistenti nella prossima legislatura quando il numero dei deputati scenderà da 90 a 70. Ma attenzione: se la Sicilia non fosse a statuto speciale e si fosse dovuta adeguare al decreto Monti, le sarebbero spettati solo 50 consiglieri, come l’Emilia Romagna. Ne avrà comunque venti in più rispetto alle regioni con la sua stessa popolazione. Portare a 50 i deputati avrebbe permesso un’ulteriore risparmio di almeno tre milioni. Alcune regioni inoltre hanno azzerato le indennità aggiuntive, riservandole solo a presidente del consiglio e assessori, mentre in Sicilia il gettone bonus lo prendono persino i segretari di commissione.

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27 Febbraio 2017, 15:10

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