L’asilo di Palazzo d’Orleans | E lo chiamano governo politico

di

27 Febbraio 2017, 07:04

3 min di lettura

L’ultima frontiera è quella della letterina. L’ha vergata venerdì Rosario Crocetta, presidente della Rivoluzione, scrivendo su bella carta intestata al suo assessore all’Economia. E postandola poi tutto soddisfatto su Facebook. Anzi, per la precisione, di lettere Crocetta ne ha scritte due. “Caro Alessandro”, cominciano entrambe, per poi proseguire con una richiesta di “chiarezza” su precari e disabili e con qualche stilettata all’odiato nemico Davide Faraone, dante causa politico di Baccei. Telefonarsi no, pare brutto. Men che mai parlarsi a quattr’occhi, magari in una giunta di governo, quelle che di solito sono ingolfate dalle nomine o dai disegni di legge che spesso e volentieri l’Ars o l’impugnativa di turno fanno a fettine. Una pantomima irrituale che racconta del clima di screzi e dispettucci tra compagni che si respira nella maggioranza di governo e in particolare nel Pd. Tra un presidente che muore dalla voglia di far fuori i renziani e i renziani che muoiono dalla voglia di rottamare il presidente, nei palazzi del siculo potere si respira un delizioso clima da asilo Mariuccia, con tanto di letterine.

Dispetti che sono proseguiti nel weekend, con la kermesse crocettiana di Palermo, e che magari saranno il preludio, vai a saperlo, di un rimpasto in zona Cesarini dal sapore elettorale, mentre la Sicilia cola sempre più a picco. Intanto, tra un marameo e un altro al detestato compagno, il governatore trovava il tempo di sollazzarsi nel salotto tv preferito, quello di Giletti, esibendosi nel suo pezzo forte, il tirarsi fuori da ogni responsabilità (con corredo di informazioni bollate come inesatte da un infuriato Giovanni Ardizzone).

E dire che questo doveva essere il governo politico, quello che mandava in pensione la giunta dei tecnici con le loro ingenuità, per inserire gente scafata, che di politica mastica. Insomma, un governo col pelo sullo stomaco che archiviasse la stagione naif dei professori e delle superstar. Per non incappare più negli scivoloni di un Franco Battiato, con la sua infelice uscita sulle “troie in Parlamento” che gli costò il posto. Roba che un politico non ci cascherebbe mai, si disse. E invece…

Articoli Correlati

La stagione dell’amore viene e va, insegnava il Maestro silurato da Crocetta. Ma pure quella delle gaffe non scherza. Se n’è accorto a sue spese il povero Gianluca Miccichè, e purtroppo per lui qualche milione di telespettatori, con la gestione maldestra del caso dei disabili. Non pago di averne già piantato uno, e in quel caso era pure riuscito a mettere una pezza, lo sfortunato assessore è cascato mani e piedi nel trappolone delle Iene. Prima non ricevendo gli ormai famosi, loro malgrado, fratelli Pellegrino, poi cadendo nell’imboscata della telecamera nascosta con quell’infelice “se mi date una mano d’aiuto”, un pastrocchio dettato forse dallo stress dell’esposizione mediatica, ma tant’è.

Eppure, quando la giunta tutta “tecnica” ancora regnava, l’avvento dei politici era evocato come una possibile panacea per sanare quella cifra di pasticciona approssimazione che aveva caratterizzato la fase uno dei governi crocettiani. È finita come sappiamo. Il pantano è rimasto tale, le grandi riforme sono ancora chimere, la precarietà è rimasta regola. Dalla formazione alle ex Province, le emergenze rimangono. E i rapporti con l’Ars, che la presenza di politici d’esperienza in giunta avrebbero dovuto favorire, sono persino peggiorati. Basta guardare all’altro scenario da asilo Mariuccia in cui s’è aggrovigliata l’Assemblea, dove non si riesce a portare avanti la finanziaria, si va avanti d’esercizio provvisorio e si annunciano altri giorni di Vietnam col nervosismo alle stelle dettato dalle imminenti scadenze elettorali.

E meno male che il governo è politico. Impastato di quella politica che s’è vista, meglio, non s’è vista, la scorsa settimana in occasione dell’indimenticabile scenata di Pif a Palazzo d’Orleans. A proposito, per il problema dei disabili, il solito Crocetta ha trovato l’uovo di colombo. Ci avrà pensato tra una letterina e l’altra ai suoi assessori e magari un bigliettino d’auguri per l’8 marzo che verrà a Patrizia Monterosso. Quale? Ma una “cabina di regia”, ovviamente. Che più frusto e inutile luogo comune del politichese – a pari merito con l’immancabile tavolo tecnico – non si poteva concepire. Entro un mese arriveranno le proposte, assicura il governatore epistolare. Tanto fra un mese chi volete che si ricorderà più dei disabili e dell’assessore Micciché?

Pubblicato il

27 Febbraio 2017, 07:04

Condividi sui social