14 Dicembre 2012, 21:45
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PALERMO – Sulla superficie di velluto rosso ci sono anelli, bracciali e orecchini. “Sono cose che ho comprato negli anni ’50”, spiega un’anziana signora. “Non me ne vorrei disfare, sono venuta qui perché ne ho bisogno” continua la proprietaria di quegli oggetti. Davanti a lei un uomo li sta analizzando con cura, uno per uno. Siamo al Monte dei Pegni di Unicredit a Palermo. Qui gli oggetti più belli e i più preziosi, ogni anno sono veduti all’asta speciale di Natale. Quest’anno sono 350 e sono in esposizione ormai da qualche settimana. L’oggetto più costoso è un anello con una base d’asta di 28 mila euro. Saranno messi all’asta Rolex, Trilogy, ma anche oggetti antichi. E sugli scaffali, che attirano curiosi e futuri acquirenti, c’è anche una “brezi”, cintura tipica della tradizione di Piana degli Albanesi.
“Tra gli oggetti che finiscono all’asta ci sono quelli per cui non è più possibile rinnovare la polizza (documento che attesta l’operazione di pegno, nda) e che non è stato più possibile riscattare. Ma nelle aste speciali probabilmente ci sono molti oggetti di cui il proprietario intende disfarsi” spiega Gioacchino Chiavetta, direttore della filiale Palermo Borrelli. “Molti di questi – dice Chiavetta – sono oggetti che nascondono storie particolari”. Come quella di una spilla molto antica, che una signora aveva intenzione di vendere. La donna però venne all’asta e fece un’offerta altissima per riacquistarla. “Mi disse che aveva sognato la bisnonna che la avvertiva come sarebbe caduta in disgrazia se avesse venduto la spilla” racconta Chiavetta. Alle aste finisce solamente il 5 per cento degli oggetti impegnati. “Nonostante vengano presentati sempre più oggetti allo sportello – continua il direttore – chi li porta ha più possibilità di rinnovare la polizza o di riscattare il bene. Questo servizio è destinato a persone che non possono ottenere reddito dalla banca tradizionale e anziché rivolgersi agli usurai si rivolgono a noi. Il nostro è un presidio di legalità e anti-usura. Cerchiamo di seguire le esigenze personali dei nostri clienti. Solo quando ci rendiamo conto che difficilmente verrà riscattato lo mettiamo all’asta”. I soldi che si ricavano dalla vendita all’asta (che parte da un prezzo che corrisponde al valore commerciale dell’oggetto) ripagano la banca del credito offerto (stimato sul valore reale) mentre la differenza viene donata a chi quel bene lo aveva impegnato.
“Negli ultimi tempi alle aste ordinarie, che si rivolgono un giorno sì e un giorno no – dice Chiavetta – la quantità di oro destinato alla fusione è aumentato”. Ed è cambiato, col tempo, anche il profilo degli utenti. Prima si rivolgevano a questi sportelli solo persone appartenenti a un ceto popolare. Oggi ci sono persone che dovevano affrontare la “quarta settimana”, quanti, per intenderci, non riescono ad arrivare a fine mese. Ci sono impiegati, commercianti, dentisti. E cambiano anche gli scopi. Si impegnano i propri oggetti di valore per accendere un mutuo, per pagare l’Imu o la Tarsu. “Di recente ho parlato con un pensionato venuto perché doveva pagare la tassa sull’immondizia e non voleva farlo in ritardo. Avrebbe riscattato i propri beni una volta ricevuta la pensione” racconta il funzionario di banca.
Nel suo ufficio un monitor sulla scrivania mostra la sala d’aspetto. Una decina di persone attendono il proprio il turno. Ma ci sono giorni in cui gli sportelli sono presi d’assalto. “Ho iniziato a capire a cosa fossero dovuti questi giorni di grande affluenza il giorno in cui mi è caduto l’occhio su un articolo di giornale – spiega Chiavetta – Parlava di un numero del Lotto in ritardo da diverse estrazioni: molti impegnano i propri beni proprio per tentare la fortuna”.
Altri ancora si rivolgono al Monte dei pegni perché deve restituire prestiti. Qualcuno anche per far fronte a problemi di salute. Forse era proprio in uno di quei giorni di grande confusione che un uomo chiese di scavalcare la fila. “Mi disse che non aveva tempo da perdere e per giustificare quest’eccezione ho dovuto chiedergli il motivo. Mi disse che all’ospedale c’era sua moglie morta. I soldi gli servivano per il funerale”.
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14 Dicembre 2012, 21:45