Latella incontra i sindacati per la Gesip| La proposta di Asia per le partecipate - Live Sicilia

Latella incontra i sindacati per la Gesip| La proposta di Asia per le partecipate

BARONE: "SCIVOLO E SOCIETA' CONSORTILE"
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Un piano che coinvolga tutte le società partecipate del comune di Palermo ed eviti il dissesto della quinta città d’Italia. Una proposta formulata dal sindacato Asia che non riguarda solo la Gesip, che oggi è scesa in piazza due volte per chiedere certezze sul proprio futuro, ma nel complesso il sistema di servizi della città.

Oggi è stata una giornata particolare per i 1800 lavoratori della Gesip: scesi in piazza di mattina, bloccando viale Regione siciliana, hanno bissato nel pomeriggio con un corteo che da piazza Croci è arrivato fino alla Prefettura. Nel mezzo due incontri: il primo con Salvo Cianciolo, della task force regionale per l’emergenza lavoro, e il secondo, ancora più importante, con il commissario straordinario del comune Luisa Latella. Vertici giudicati positivamente dai sindacati e dai quali esce, in primis, una disponibilità di Palazzo d’Orleans a fornire il proprio supporto in questa fase in cui si cerca una soluzione, ma solo a patto che si discuta sulla base di un piano serio e a lungo termine, evitando ulteriori semplici proroghe che non farebbero altro che prolungare l’agonia; e poi un nuovo appuntamento, a Palazzo delle Aquile, per mercoledì alle 16 con il commissario, che ha ripreso in mano il piano elaborato per il tavolo interministeriale dello scorso luglio e che è stato rivisto in alcuni punti anche in base dei colloqui intercorsi con il ministero. E anche qui il punto è sempre quello: il commissario non ha alcuna intenzione di chiedere “mance” a Roma. L’ex prefetto vuole presentarsi con un piano serio e strutturato che fornisca una via d’uscita in tempi brevi.

Nel frattempo, però, i sindacati non stanno a guardare. In particolar modo il sindacato Asia che, per bocca del suo segretario generale Salvo Barone, annuncia a Livesicilia la presentazione al commissario di un proprio piano per uscire dalla crisi delle società: “Una proposta – dice Barone – a cui lavoriamo da tre anni e che riguarda tutte le società partecipate del comune, che abbiamo deciso di far conoscere a tutti perché chiediamo che si apra un confronto pubblico sul futuro dei servizi a Palermo”.

Il piano prevede la messa in liquidazione di tutte le società partecipate e la contestuale apertura delle procedura di mobilità per tutti i dipendenti, che ammontano a circa diecimila, creando quindi una società consortile per azioni sul modello di quanto fatto a livello regionale con Biosphera, Multiservizi e Beni culturali. “Non una holding – precisa Barone – ma una società consortile, con tanti rami d’azienda, che permetta così di mantenere le varie tipologie di contratti tutt’ora in essere”. Una società consortile che effettui la nuova assunzione di tutti i dipendenti messi in mobilità, mentre coloro che hanno maturato i requisiti di legge per la pensione godrebbero di uno “scivolo” che farebbe diminuire sensibilmente il numero dei dipendenti

“Due anni fa – continua il sindacalista – si calcolavano 1288 dipendenti che avrebbero potuto godere di questa mobilità lunga, di cui buona parte all’Amia. Oggi potrebbero anche essere di più, grazie alla fuoriuscita volotaria. Ma non è finita qui: la neo società potrebbe godere di molti vantaggi grazie alle procedure di mobilità”. Infatti, per legge, un lavoratore licenziato percepirebbe, mensilmente, 857 euro netti più gli assegni familiari. Cifra che potrebbe arrivare a mille nel caso in cui il reddito lordo sia superiore ai 1900 euro. Questo per il primo anno, mentre per gli anni a seguire si tratterebbe dell’80%, più ovviamente gli assegni familiari. “Se dopo averli licenziati – aggiunge Barone – un’ora dopo li riassumi, puoi usufruire per tutti i lavoratori neo assunti della metà del contributo netto che l’inps avrebbe riconosciuto al licenziato, ovvero 425 euro. Misura che, nel Meridione, potrebbe durare fino a 36 mesi”. La forza lavoro, così, verrebbe prima sfoltita di un settimo e poi il suo costo abbattuto di un quinto il primo anno, che diverrebbe un sesto il secondo e il terzo, considerando che la media omnicomprensiva è di 2300 mensili per ogni dipendente. “Se per il primo anno la società consortile riceve 425 euro a dipendente, ogni mese – continua Barone – il secondo e il terzo ne riceve 350 ma abbatto subito il costo del lavoro”.

A queste misure il sindacato spera di aggiungere un’ulteriore misura, ovvero una variazione nel testo della legge legata al credito d’imposta, ad oggi già in fase di rimodulazione. “Chiederemo – specifica Barone – di ampliare, attraverso una notifica all’Ue, perché si tratta di fondi europei, lo spettro delle aziende che ne hanno diritto. Finora il credito è per le piccole e medie imprese che concorrono nel pubblico mercato. Chiediamo l’estensione alle grandi imprese che operano in house, come la società consortile in questione. Questo consentirebbe un’ulteriore incentivazione per primi 12 mesi che ammonta a 350 euro al mese soggettive, che arrivano fino a 450 qualora si tratti di donne o over 55”.

Conti alla mano, il risparmio sarebbe evidente. Da 300 milioni, con i prepensionamenti si arriverebbe a 260 per il primo anno e poi ancora a 210 grazie all’abbattimento di un quinto del costo del lavoro. Ai quali potrebbe aggiungersi il credito d’imposta. “E per finanziare la fuoriuscita volontaria – precisa il sindacalista – proponiamo la vendita della partecipazione azionaria in Gesap, che vale 60 milioni, mentre per i capitali di investimento si potrebbero utilizzare i fondi Fas: ad oggi solo otto, su 120, sono stati impiegati. Si passerebbe da 36 membri dei consigli di sorveglianza e gestione ad appena sei, senza parlare dell’abbattimento di spese come affitti e utenze. In più, ci vorrebbe un unico organismo che si occupi degli acquisti e sia sottoposto al controllo di Palazzo delle Aquile, evitando gli sprechi del passto. Il comune potrebbe risparmiare il doppio di quanto ora cerca per evitare il dissesto”.


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