09 Febbraio 2021, 05:26
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PATERNO’ – Uccisa con due colpi di pistola, fatta a pezzi e poi buttata in un pozzo. Un omicidio di mafia che è rimasto nelle pieghe del tempo senza il volto dei colpevoli. Ma il caso del delitto di Nunzia Alleruzzo, la figlia del boss Pippo Alleruzzo – storico alleato dei Santapoala – scomparso due anni fa nella sua casa in contrada Terrazzo a Paternò, sembra aver avuto una svolta dopo oltre 20 anni. Una svolta cruciale che – secondo fonti di LiveSicilia – è arrivata da alcuni nuovissimi collaboratori di giustizia che hanno deciso di voltare le spalle alla criminalità organizzata.
Dai cassetti degli archivi impolverati della Procura di Catania sono stati ripresi i faldoni sull’indagine aperta tra il 1995 e il 1998: dalle prime ricerche dopo la scomparsa della figlia del padrino di Paternò, le testimonianze raccolte, i vicoli ciechi e poi l’agghiacciante ritrovamento in un pozzo in contrada Stella, la perizia medico legale e i rilievi scientifici. Ogni tassello è stato rimesso sul tavolo affinché si potesse agganciare alle clamorose rivelazioni di alcuni nuovi pentiti alla magistratura. Sarebbero emersi input investigativi capaci di poter portare all’individuazione di mandanti ed esecutori. I pm della Dda di Catania hanno delegato i carabinieri della Compagina di Paternò per la riapertura dell’inchiesta. È per questo che qualche giorno fa nella caserma di Piazza della Regione si sono presentati alcuni familiari della vittima convocati dai militari per cercare di avere riscontri alle nuove piste suggerite dai collaboratori. E nella lista dei “convocati” tra poco potrebbero aggiungersi anche esponenti della criminalità organizzata paternese.
Nunzia Alleruzzo è scomparsa il 3 giugno 1995 mentre sulle strade di Paternò imperversa la guerra di mafia. Solo dopo tre anni, il 25 marzo 1998, in un pozzo profondo 40 metri sono ritrovati i resti del suo corpo. Dall’autopsia è emerso che la figlia del boss è stata uccisa con due colpi di pistola alla testa. E prima sarebbe anche stata torturata.
L’omicidio di Nunzia è solo l’ultimo capito di una lunga spirale di sangue e lutto che ha vissuto Pippo Alleruzzo. Nel 1987, mentre è in carcere, alcuni sicari hanno ucciso il figlio Santo e poco dopo un mese è stata assassinata la moglie Lucia Anastasi. La perdita della consorte ha scatenato l’ira del padrino di Paternò che ha deciso di collaborare con la giustizia. Dagli archivi del Corriere della Sera, si legge che la scelta di pentirsi è collegata alla “violazione” di una delle regole del codice d’onore di Cosa nostra. “Nel nostro ambiente non è mai stata colpita una donna perché moglie o figlia dell’avversario (…) Io non ho detto una sola parola quando hanno ucciso mio figlio. Quello lo capisco, ma le donne no (…)”. Quasi una premonizione visto che qualche anno dopo è stata uccisa la figlia Nunzia. Nonostante tre omicidi, però, Alleruzzo ha poi ritrattato.
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09 Febbraio 2021, 05:26