05 Gennaio 2020, 17:16
2 min di lettura
“Un’operazione della rilevanza strategica enorme quale quella dell’uccisione del generale Soleimani, condotta con i droni, coinvolge necessariamente la base di Sigonella, che insieme alla stazione di Ramstein in Germania ha un ruolo centrale nella gestione degli aerei senza pilota e nei nuovi sistemi di guerra automatizzati. Questo dovrebbe porre dei pressanti problemi di ordine politico, ma anche Costituzionale al governo e al Parlamento. Invece c’è il silenzio”. Lo dice Luca Cangemi della segreteria nazionale del Partito comunista italiano (Pci). “Può l’Italia consentire che il suo territorio venga coinvolto in un omicidio extragiudiziale e in azioni di guerra senza che le sue istituzioni vengano consultate e probabilmente neanche informate? – aggiunge Cangemi – Di fronte ad una crisi internazionale straordinariamente pericolosa non sarebbe necessario bloccare le attività dei droni che rappresentano tra l’altro un pericolo quotidiano per il traffico civile dell’aeroporto di Catania, pericolo che in questi giorni sarà moltiplicato da attività militari intensissime? Non è il caso di aprire una riflessione sul ruolo della base di Sigonella – continuamente rafforzata (insieme alla proiezione rappresentata dal Muos di Niscemi) – e sulla sua compatibilità con la Costituzione Italiana e con gli stessi interessi nazionali dell’Italia? Il ricercatore Antonio Mazzeo, che da anni ci informa sul gravissimo sviluppo in dotazione e ruolo della base di Sigonella, ci ha illustrato il forte dibattito che è aperto da anni nel Parlamento tedesco sulla stazione gemella di Ramstein – conclude l’esponente comunista -. In Italia invece l’afasia assoluta di rappresentati istituzionali subalterni e spesso, ignoranti. Uomini di governo e di stato che di fronte ad un gesto criminale ed irresponsabile, come quello compiuto dagli Stati Uniti a Baghdad, balbettano e annaspano”.
“Il governo deve chiarire se davvero l’operazione in Iraq dei giorni scorsi è partita davvero da Sigonella. Da quanto circola, infatti, il drone che ha colpito il convoglio a Baghdad sarebbe partito proprio da una base italiana. Si tratterebbe di un fatto gravissimo e di fronte a queste indiscrezioni stampa, i ministri competenti, ma anche il presidente del Consiglio Conte, non possono tacere”. Lo afferma Giuseppe Civati, fondatore di Possibile. “L’assenza dell’Italia dallo scacchiere diplomatico – aggiunge Civati – è già un problema serio. Ma la passività rispetto alle prepotenze del presidente statunitense Trump è inaccettabile. Per questo è necessario che il governo italiano faccia sentire la propria voce per fermare gli atti di guerra avviati dalla Casa Bianca. Essere alleati non significa subire qualsiasi azione”.
“Nessun drone è partito dalla base aerea di Sigonella per il raid americano in cui è stato ucciso il generale Soleimani. Lo rende noto il ministero della Difesa. “In merito alle notizie apparse su alcuni organi di informazione relative all’ipotesi di partenza di droni dalla base aerea di Sigonella per l’operazione che ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani, la Difesa – viene sottolineato – smentisce categoricamente anche alla luce delle ottime relazioni e contatti con la controparte militare americana presente sul territorio italiano”.
(ANSA).
Pubblicato il
05 Gennaio 2020, 17:16